Manovra, slitta il Maxi-emendamento

Il maxiemendamento ancora non c’è. Il voto della manovra nell’aula del Senato continua a slittare. La conferenza del presidente del Consiglio, che doveva tenersi oggi a palazzo Madama, viene rinviata alla prossima settimana, dopo Natale. Più che un cinepanettone, come lo hanno etichettato dalle opposizioni, il film della prima manovra gialloverde sta assumendo i tratti di un thriller, o forse di un dramma. “Siamo in zona Cesarini”, ha ammesso il premier, aggiungendo che “ci rendiamo conto che abbiamo creato nostro malgrado un rallentamento dei lavori parlamentari. Confidiamo che nella giornata di domani la manovra al Senato possa essere approvata”.

Un ulteriore ritardo che era apparso inevitabile fin dal primo pomeriggio: del maxiemendamento governativo, atteso entro le 16, nessuna traccia. E una conferenza dei capigruppo è stata convocata – e si è protratta oltre due ore – per stabilire un nuovo calendario dei lavori. Tra le proteste delle opposizioni il presidente del Senato, Elisabetta Alberti Casellati, ha annunciato la nuova convocazione dell’assemblea per oggi alle 14, con la discussione sulla fiducia a partire dalle 16. Seguiranno, dalle 20,30, le dichiarazioni di voto, trasmesse in diretta televisiva e la chiama. L’esito del voto di fiducia è quindi atteso per le 22,30.

“Pur comprendendo le difficoltà del governo, anche nell’interlocuzione con l’Ue, mi corre l’obbligo di invitare la maggioranza e il governo ad avere un percorso legislativo più regolare, non con questa tempistica a singhiozzo. Un percorso rispettoso dell’Assemblea del Senato”, è stata la bacchettata della presidente Casellati.

Durissimo il capogruppo Dem Andrea Marcucci, secondo cui ” non abbiamo ancora il testo che cambierà completamente la manovra. Il Parlamento non ha avuto modo di vederla manovra. Siamo contro la Costituzione”, ha tuonato, annunciando l’occupazione dell’aula da parte del Pd, durata circa mezz’ora dopo la fine della seduta. Per la presidente dei senatori forzisti Annamaria Bernini “siamo alla Caporetto politica del governo che fa una cosa sconcia contro il popolo italiano. rendere in giro il Parlamento per venti giorni è uno sfregio ai loro elettori”.

A sobillare le opposizioni anche la decisione di palazzo Chigi di tenere proprio al Senato la tradizionale conferenza stampa del presidente del Consiglio. Una decisione presa quando il calendario dei lavori prevedeva che, sabato mattina, la manovra avesse già traslocato a Montecitorio per la terza lettura ma che, con il nuovo slittamento, ha creato un’ulteriore difficoltà. “Chi umilia, chi offende il Senato della Repubblica qui non può avere ospitalità”, ha tuonato ancora Marcucci, mentre Bernini ha annunciato di voler aspettare il premier perché “racconti a noi, in casa nostra, prima che agli italiani, i contenuti che purtroppo il Parlamento ancora non conosce”. Un’occasione che non ci sarà, perché poco dopo è arrivata la comunicazione che “alla luce del prolungamento dei tempi di approvazione della legge di bilancio” la conferenza è posticipata alla prossima settimana.

Alle critiche il governo risponde facendo quadrato. “Se avessimo approvato una manovra sotto dettatura, come accaduto coi governi precedenti, non ci troveremmo sotto Natale ad approvarla – sostiene Salvini – L’Italia si è fatta finalmente sentire. Se negli anni passati tutto filava liscio senza che a Bruxelles, Parigi o Berlino volasse una mosca, è perché andava bene a loro e non a noi”. Anche per il premier “nessun imbarazzo o senso di colpa per il ritardo, no – ha tagliato corto – Io avrei concluso il giorno dopo il negoziato con l’Ue e non mi devo giustificare se si è protratto così a lungo”.

Le critiche da parte dell’opposizione sono legate al fatto che la Commissione non ha discusso neanche un emendamento per mancanza di tempo. 

L’ex premier Matteo Renzi è intervenuto sulla propria pagina Facebook attaccanto i due vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio: “Se il Governo non avesse cambiato la manovra ci saremmo schiantati contro il muro, come Paese. Dunque la retromarcia è giusta e comprensibile. Ma fa impressione il modo tracotante con cui Di Maio e Salvini stanno spiegando agli italiani che in realtà non cambia niente. Ma perché non devono mai dire la verità? Basterebbe ammettere: ‘Abbiamo cambiato idea perché stavamo sbagliando. Rischiavamo troppo’. No, questi insistono a diffondere FakeNews. E dicono: tutto ok, non cambia niente, risalirei sul balcone. Pensano che tutti gli italiani si bevano le loro bugie. Davvero credono di poter trattare i loro connazionali come delle persone incapaci di intendere e di volere? I nodi stanno arrivando al pettine, il tempo dei cialtroni sta scadendo“.

Circa Redazione

Riprova

Sicilia. Ufficio stampa della Regione, Figec Cisal: pronti a fare sentire la nostra voce sul nuovo contratto

“Nel nuovo contratto dei dipendenti della Regione siciliana, in discussione all’Aran, finalmente ci saranno alcune …

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com