Anna Finocchiaro durante la discussione in aula al Senato sulla riforma della lgge elettorale. Roma 13 gennaio 2015. ANSA/ANGELO CARCONI

Manovra: ok Senato, ora ddl passa alla Camera

Via libera finale del Senato alla manovra, con 136 sì e 30 no, dopo l’ok anche alla nota di variazioni al bilancio approvata dal Consiglio dei ministri. Il testo ora passa in seconda lettura alla Camera. L’iter a Montecitorio dovrebbe essere avviato in commissione Bilancio martedì 5 dicembre per concludersi in tempo per portare il provvedimento in Aula il 19 dicembre.

‘Il governo ha posto la questione di fiducia sul maxiemendamento alla manovra così come approvato dalla commissione con alcune correzioni e integrazioni di carattere tecnico e istituzionali’,   ha detto in Aula la ministra dei Rapporti con il Parlamento Anna Finocchiaro.

Certo è che oltre il 50 per cento delle poste della legge di bilancio  ha una sorta di impronta digitale di qualche parlamentare che ha fatto il diavolo a quattro per farla inserire nella versione originaria del pacchetto o, in corso d’opera, nelle successive riscritture in commissione e nel maxi-emendamento finale.

 Una sorta di manovra ‘molto frammentate’ se si considera che, come hanno stimato gli addetti ai lavori, su più di 230 voci, circa l’85 per cento riguarda poste inferiori a 100 milioni di euro ciascuna e, anzi, oltre il 65 per cento contempla interventi inferiori a 10 milioni.

Più che una legge di Bilancio che disegna la politica economica del governo, individuando le priorità e gli orizzonti strategici, quella che è passata al Senato è un super elenco della spesa. Una lista di finanziamenti a pioggia senza capo né coda: dal Vajont al commissario per il terremoto dell’Irpinia, dalla Chiesa di Aulla ai carnevali, dal Centro del libro parlato di Feltre all’Accademia Vivarium Novum di Frascati, fino ai fondi e ai fondini per le fondazioni di ogni genere e natura, per gli archivi dei partiti, per la Xylella e per i parchi e parchetti naturali. Per non parlare di questa o quella categoria: dai pescatori ai precari storici di Palermo.

Ieri la richiesta da parte di Ap di nuove rassicurazioni sul bonus bebè con la minaccia di non votare il provvedimento. L’intervento sulla natalità, vale a dire il bonus bebè,   ha detto in Aula il vice ministro all’Economia Enrico Morando,   è già finanziariamente molto significativo ma se dovrà essere aggiustato alla Camera lo sarà perché il governo condivide la scelta, in particolare voluta da Ap, di sostenere questa prospettiva con concrete e puntuali riforme da introdurre nel corso di questa legge di bilancio.

Intanto i tecnici del Senato parlano di un rifinanziamento del bonus bebè ma solo per il primo anno di vita dei nuovi nati nel testo approvato in commissione. Rispetto alla disciplina relativa al periodo 2015-2017,  si legge nel dossier,  le differenze concernono l’importo base dell’assegno e la durata, che, per i figli nati o adottati nel periodo 2015-2017, è pari a 3 anni, anziché ad 1 anno.

LA DIRETTA

 Sappiamo, ha detto ancora Morando,  nel corso dell’intervento,    che senza il contributo del sistema bancario e degli intermediari finanziari la web tax delineata non avrebbe potuto funzionare e per questo non abbiamo esitato ad introdurre l’ipotesi di un sostituto d’imposta. Ma siamo pronti a trovare una forma di compensazione perché sappiamo che abbiamo dato da svolgere agli istituti bancari un adempimento in più. Lo faremo con confronto alla luce del sole con le rappresentanze di questi istituti.

 

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