Manovra di governo e aumenti salariali

Nella nuova legge di bilancio che il Governo presenterà molto presto alle Camera, circa 5 miliardi di euro saranno destinati al taglio del cuneo fiscale di 3 punti percentuali – 2 costituiranno la conferma dello sconto contributivo già previsto dal governo Draghi per i lavoratori con redditi fino a 35 mila euro annui, e 1 invece riguarderà la quota contributiva a carico delle aziende. Per finanziare questa misura della nuova manovra, l’Esecutivo guidato da Giorgia Meloni ha deciso di abolire il reddito di cittadinanza per i 660 mila percettori occupabili.

Il ministro Giancarlo Giorgetti, numero uno del Ministero dell’Economia e delle Finanze, ha come obiettivo quello di rinnovare il taglio per il prossimo anno, magari con un aumento per i redditi più bassi. Da qui a fine legislatura il piano sarebbe quello di aumentare il taglio del nucleo salariale fino a 5 punti percentuali.

Le richieste dei sindacati, che chiedono di concentrare il taglio solo sulla parte a carico del dipendenti e un aumento dei salari tra i 150 euro e i 200 euro, rimarranno probabilmente inascoltate. Stesso destino, sembra, per le istanze del mondo delle imprese.

Carlo Bonomi, il numero uno di Confindustria, ha infatti proposto un maxi intervento del valore di circa 16 miliardi di euro, dunque più del triplo di quello preventivato in manovra per il taglio del cuneo fiscale, per l’aumento degli stipendi da ben 1.200 euro all’anno.  La spesa è già stata considerata decisamente troppo alta dal Ministero dell’Economia e della Finanza, e non sostenibile, ed è quindi improbabile che per gli italiani arrivi, a conti fatti, un ulteriore mensilità nel corso dell’anno.

Per ciò che è previsto attualmente in manovra, il taglio riguarderà tutti i lavoratori dipendenti, esclusi i lavoratori domestici, con una retribuzione inferiore ai 35 mila euro lordi all’anno su 13 mensilità. Lo sconto dei contributi del 2% sarebbe dunque applicato dal gennaio 2023 al dicembre 2023, includendo la tredicesima, in continuità con quanto previsto dal governo Draghi.

Secondo la Uil, il taglio del cuneo fiscale disposto dal precedente Governo, in concomitanza con altre misure, come l’assegno unico universale e il taglio dell’Irpef, ha influito come segue nella busta paga del 2022.

  • Aumenti di 144 euro per i lavoratori che incassano fino a 2.600 euro netti al mese.
  • Aumenti di 102 euro per i lavoratori che incassano 1.500 euro netti al mese.
  • Aumenti di 72 euro per i lavoratori che incassano fino a 1.000 euro netti al mese.

Per il 2023, invece, la fascia più avvantaggiata dovrebbe essere quella dei lavoratori che hanno un reddito lordo compreso tra i 17 mila e i 25 mila euro, come riporta Quotidiano Nazionale. Per chi incassa 1.022 euro netti al mese, gli incrementi dovrebbero arrivare a circa 135 euro al mese.

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