manette carabinieri

Mafia: traffico rifiuti e colletti bianchi in Sicilia, 14 arresti

Mafia, corruzione e rifiuti. Quattordici persone tra Palermo, Siracusa e Catania, ritenute responsabili, a vario titolo, di traffico illecito di rifiuti, estorsione e rapina, commessi con il metodo mafioso, usura, corruzione, falso in atto pubblico e traffico di influenze illecite, sono state arrestate nell’ambito di un’operazione del comando carabinieri di Catania. Disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca di sei imprese e dei rispettivi beni aziendali il cui valore complessivo e’ stimabile in almeno 50 milioni di euro, eseguito da personale del Gico della Guardia di finanza. Le indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Catania, hanno consentito di fare emergere gli affari e i collegamenti nel settore del traffico dei rifiuti messi in piedi da due imprenditori locali, padre e figlio, peraltro appartenenti a Cosa nostra catanese, legati direttamente a un boss per il quale agivano anche quali prestanome, con la conseguente realizzazione di enormi guadagni derivanti dalla gestione e dal trattamento illecito di tonnellate di rifiuti provenienti da tutto il territorio nazionale, anche grazie alla connivenza di funzionari della Regione siciliana, responsabili del rilascio delle autorizzazioni. I particolari dell’operazione illustrati dal procuratore della Repubblica di Catania Carmelo Zuccaro, alle 10.30 presso la sala stampa della Procura.

Nel dettaglio si tratta di diciassette misure cautelari: 7 provvedimenti restrittivi in carcere, 7 agli arresti domiciliari e tre misure interdittive. L’attivita’ di indagine, condotta dal 2012 al 2015, ulteriormente riscontrata dalle dichiarazioni di collaboratori di giustizia, ha accertato le manovre illecite nel settore del traffico dei rifiuti dall’imprenditore Antonino Paratore e dal figlio Carmelo – appartenenti a Cosa nostra catanese e legati direttamente al boss Maurizio Zuccaro per il quale agivano anche quali prestanome – con la conseguente realizzazione di enormi guadagni derivanti dalla gestione e dal trattamento illecito di tonnellate di rifiuti provenienti da tutto il territorio nazionale. Nel dicembre 2012 e’ stato accertato che la principale societa’ nel trattamento e smaltimento dei catalizzatori esausti, e quindi non piu’ rigenerabili, era proprio la Cisma Ambiente Spa, con sede legale ed operativa in Melilli (Siracusa), i cui titolari di azioni, erano diverse societa’ tutte riconducibili alla famiglia Paratore, che, disponendo di una discarica per rifiuti pericolosi e non, e di un impianto per il loro trattamento, ricondizionamento e recupero, avvalendosi di soggetti di loro fiducia, quali Agata Distefano, Salvatore D’Amico, Paolo Plescia, Maurizio Cottone e Antonio Di Vincenzo, “con la connivenza di pubblici funzionari della Regione Sicilia deputati al rilascio delle autorizzazioni”, gestivano in modo illecito tonnellate di rifiuti realizzando ingenti guadagni ed inquinando gravemente l’ambiente circostante. I funzionari avevano nel tempo fornito il proprio contributo, omettendo per anni di attivarsi, sebbene informati dagli organi di controllo della condotta della Cisma che, all’interno della discarica violava la normativa ambientale. Significativo si e’ rivelato l’apporto di un funzionario presso dell’assessorato regionale alle Infrastrutture, per gli investigatori divenuto lo “strumento” di Carmelo e Nino Paratore per esercitare la necessaria pressione verso gli apparati della pubblica amministrazione. Emersi anche reati di usura di Salvatore Grillo, 47 anni, nei confronti del gestore della trattoria-pizzeria “Al Tubo” di Acicastello, con tassi del 120% annuo. Contestato all’uomo anche il reato di estorsione, insiema a Giuseppe Verderame, 63 anni e Simone Piazza, 31 anni. Sgilli al Lido “Le Piramidi”, alle societa’ “Cisma Ambiente spa”, “Paradivi servizi srl” e “Siram srl”.

Le indagini sono partite da un controllo effettuato nel 2009 su su una segnalazione partita dal Nucleo ecologico dei carabinieri di Firenze su rifiuti provenienti dall’area di Priolo. Sono emerse subito le responsabilita’ dall’imprenditore Nino Paratore e del figlio Carmelo. La Cisma assieme ad una rete di altre imprese secondo la procura avrebbe realizzato enormi guadagni derivanti dalla gestione e dal trattamento illecito di tonnellate di rifiuti provenienti da tutto il territorio nazionale e tra questi i rifiuti speciali provenienti dall’Ilva di Taranto. Con il successivo monitoraggio del processo di raffinazione e frazionamento del petrolio da parte delle industrie petrolchimiche avviato nel dicembre del 2012, si e’ accertato che tramite un complesso sistema aziendale che aveva anche la disponibilita’ di una discarica per rifiuti pericolosi e non, e un impianto per il loro trattamento, ricondizionamento e recupero, avvalendosi di soggetti di loro fiducia, la connivenza di pubblici funzionari della Regione, gestivano in modo illecito tonnellate di rifiuti. Grazie ai funzionari regionali Gianfranco Cannova e Mauro Verace e al dirigente del comune di Melilli Salvatore Salafia, accusati di avere omesso per anni di attivarsi, sebbene informati dagli organi di controllo della condotta illecita della Cisma, i Paratore avrebbero raddoppiato la capienza dei loro centri di smaltimento.

Circa Luca Teolato

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