Il PM Nino Di Matteo, al Processo Stato-Mafia durante il Processo Stato-Mafia nell'aula Bunker del carcere di Rebibbia nel corso del quale e' stato ascoltato il pentito di mafia Gaspare Spaduzza, Roma, 13 marzo 2014. ANSA/MASSIMO PERCOSSI

Mafia: senza scorta a Londra, Di Matteo rinuncia a lezione

In Italia è protetto proprio come un Capo di Stato, ma in Inghilterra si sarebbe dovuto muovere senza scorta armata. Ed è per questo che il pm Nino Di Matteo ha rinunciato (“con grande amarezza”, afferma) a parlare a Londra di mafia e corruzione a un pubblico formato da studenti e anche docenti. Il magistrato, scrive il Giornale di Sicilia, ha comunicato di non potere accettare l’invito del College London Italian Society, quando ormai era tutto pronto. Senza Di Matteo è stato comunque proiettato ”A Very Sicilian Justice”, un docufilm realizzato da due giornalisti della Bbc (con la voce narrante del Premio Oscar Helen Mirren), sull’ esperienza del pm del processo sulla presunta trattativa Stato-mafia. Il magistrato avrebbe dovuto discutere con Anna Sergi, docente di Criminologia all’ Università dell’ Essex, e con Simon Taylor, direttore di Global Witness. A condurre il dibattito è stata Barbara Serra, giornalista di Al-Jazeera.

Le autorità britanniche, applicano rigorosamente i loro protocolli di sicurezza: non offrono protezione armata alle personalità straniere, se non si tratta di Capi di Stato e di governo o di ministri degli Esteri. Da ormai due anni e mezzo il pm ha una scorta al livello massimo di protezione, munita di un bomb jammer, una complessa apparecchiatura che consente di disattivare gli impulsi elettronici, eventualmente dettati da telecomandi che dovessero essere azionati per innescare esplosivi a distanza. Il King’s è uno dei due college fondatori dell’University of London ed è frequentato da 21 mila tra studenti, amministratori e docenti. Di Matteo è stato nominato, il mese scorso, sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia. Il suo trasferimento a Roma è stato però temporaneamente bloccato dal cosiddetto posticipato possesso, un rinvio di sei mesi (a partire dalla metà di maggio) proposto dal procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi.

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