Mafia, Morra: “Da audio Borsellino idea di ipocrisia Stato con alcuni uomini”

“Gli atti desecretati, come si evince dall’audio di Borsellino, danno l’idea dell’ipocrisia con cui lo Stato ha trattato alcuni suoi uomini. Lo Stato non soltanto non era al fianco di questi giudici, ma li trattava a pesci in faccia. Si capisce che lo Stato dice di voler fare giustizia, ma di fatto opera in maniera contraria. Tristezza e rabbia nell’ascoltare le denunce di Borsellino rimaste inevase. Agenda rossa? Non posso dire se ci sia ancora oppure no, posso dire che da parte nostra non mancherà la determinazione, la volontà e anche l’ostinazione”. Così Nicola Morra, Presidente della Commissione Antimafia,intervenuto ai microfoni della trasmissione ‘L’Italia s’è desta’ condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano.Sulla decisione di desecretare gli atti della Commissione antimafia.“Audio e resoconti stenografici sono stati resti accessibili a tutti i cittadini – ha affermato Morra -. Li stiamo desecretando al buio perché nessuno di noi ha potuto leggerli, erano nell’archivio ed erano a disposizione solo dei membri della Commissione antimafia e per alcuni giornalisti e scrittori che ne facevano richiesta. Questi documenti, come si evince dall’audio di Borsellino, danno l’idea dell’ipocrisia con cui lo Stato ha trattato alcuni suoi uomini. Lo Stato non soltanto non era al fianco di questi giudici, ma li trattava a pesci in faccia. C’è un passaggio, quando Borsellino ragiona del numero di processi che vengono sottoposti alla Procura di Palermo dopo la riforma del processo penale. A parità d’organico, con soli 3 magistrati in quella Procura, si passa da 4mila processi l’anno a quasi 100mila, questo significa disarticolare e rendere inefficace il lavoro dei magistrati. A fronte di queste considerazioni, si capisce che lo Stato dice di voler fare giustizia, ma di fatto opera in maniera contraria. Noi abbiamo concentrato la nostra attenzione su Palermo, su Catania, successivamente su Reggio Calabria, lasciando una parte del nostro Paese in balia delle consorterie mafiose. E’ inaccettabile. Nell’ascoltare quegli audio di Borsellino, posso affermare che i sentimenti che aleggiavano in sala Nassirya erano di tristezza e rabbia perché a sentir certe denunce e a sapere che sono rimaste inevase, respinte, insoddisfatte, fa capire quanto si sarebbe potuto e dovuto fare per garantire a Paolo Borsellino, Giovanni Falcone e tutti quegli uomini che hanno sacrificato la propria vita di essere ancora con i loro cari, la loro famiglia. Per cui di fronte a parole dure dei familiari di Borsellino manifesto comprensione perché a questi congiunti è stata strappata una parte di loro e questo lo Stato non lo doveva fare ”.

Salvatore Borsellino chiede l’agenda rossa di suo fratello Paolo. “Non posso dire se ci sia ancora oppure no, posso dire che da parte nostra non mancherà la determinazione, la volontà e anche l’ostinazione, soprattutto dopo aver ascoltato la straordinaria capacità di resistenza di Borsellino quando ribadiva che non si sarebbe arreso e avrebbe continuato a combattere nonostante lo Stato non gli rendesse le cose semplici – ha spiegato Morra – Non mancherà la volontà, speriamo di rendere quelli mafiosi fenomeni sempre più marginali, anche se vanno combattuti soprattutto dal punto di vista marginale”.

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