La Dia di Messina, coordinata dal Centro Operativo di Catania, ha dato esecuzione al provvedimento di confisca beni, per un valore complessivo di circa 1,5 milioni di euro, a carico di Giuseppe Lo Re, detto ‘Pino’, imprenditore di Caronia (Me), appartenente alla ‘famiglia di Mistretta’, operante nella zona tirrenica-nebroidea della provincia messinese. Il provvedimento è stato emesso dal Tribunale di Messina a conclusione di una complessa attività svolta dalla Sezione Operativa Dia di Messina che ha portato al sequestro e successivamente alla confisca di un ampio patrimonio illecito riconducibile a Lo Re: due imprese operanti nel settore della commercializzazione delle autovetture e una associazione nell’ambito dei ‘night club’, tutte intestate a Lo Re, a suoi prestanome ed ai componenti del suo nucleo familiare. Inoltre sono state sequestrate cinque unità immobiliari sparse nel comune di Caronia, un rapporto finanziario oltre ad autocarri e autovetture. Per Giuseppe Lo Re è stata disposta, inoltre, la sorveglianza speciale di 4 anni e l’obbligo di soggiorno nel comune di residenza. E ancora, la messa in liquidazione dalla società ‘Autoservice s.r.l.’.
Le indagini hanno portato alla luce i rapporti che Lo Re teneva con soggetti di vertice delle consorterie criminali operanti nella provincia di Messina e all’evidente ‘sperequazione economico-finanziaria’ tra le fonti ufficiali di reddito e le reali disponibilità possedute da Lo Re. Lo Re, secondo copiose risultanze processuali, è risultato strettamente legato alla ‘famiglia di Mistretta”, il cui elemento apicale è stato Sebastiano Rampulla, deceduto nel 2010 e già rappresentante provinciale di ‘cosa nostra’ per la provincia di Messina. Quest’ultimo era fratello di Maria e di Pietro, anch’essi soggetti di elevato spessore criminale. In particolare, Pietro è stato condannato all’ergastolo poiché ritenuto ‘l’artificiere’ della strage di Capaci, per averne confezionato sia l’ordigno che il telecomando utilizzati nell’attentato. Sebastiano e Maria Rampulla, con provvedimenti del Tribunale di Catania, emessi nell’anno 2007 e 2008, sono stati già spossessati del loro patrimonio personale, in quanto risultato essere sproporzionato alle loro entrate ufficiali.