Madrid e Barcellona alla resa dei conti

Continua il braccio di ferro fra Barcellona e Madrid sul referendum indipendentista mentre domenica 1° ottobre si avvicina.

Da una parte, il tribunale spagnolo dell’Audiencia Nacional ha aperto un’indagine sui disordini relativi alle manifestazioni del 20 e 21 settembre a Barcellona, contro l’arresto di alti funzionari catalani impegnati nell’organizzazione della consultazione, dall’altra i Mossos d’Esquadra, la polizia catalana, esprimono riserve sull’ordine di chiudere i seggi.

 ‘L’attuazione delle istruzioni non esclude la responsabilità professionale di prevedere che applicarle potrebbe comportare conseguenze indesiderate’, si legge in un commento diffuso su Twitter: ‘Diverse considerazioni sono state trasferite all’ufficio del Procuratore in merito alla situazione di tensione che potrebbe generarsi il prossimo 1 ottobre’.

Il capo del governo catalano, Carles Puigdemont, ha convocato unilateralmente la Giunta di Sicurezza della Catalogna: si tratta, spiegano i media, di una risposta all’ordine della procura di Barcellona che pone la polizia regionale dei Mossos d’Esquadra sotto il controllo del ministero dell’Interno spagnolo.

 La convocazione prevista per oggi obbliga Madrid a decidere se partecipare o meno ad una riunione nella quale si potrebbe discutere la logistica del referendum indipendentista che la Spagna considera illegale e che è stato sospeso dal tribunale costituzionale. Nei giorni scorsi la consultazione è stata etichettata come ‘golpe contro la democrazia’ da parte del premier spagnolo Mariano Rajoy, in quanto non rispetta le leggi nazionali.

La Costituzione concede infatti alle singole Comunità autonome un ampio margine decisionale su materie come istruzione e sanità ma ne limita la libertà su altre di competenza esclusivamente del governo centrale. Ciò spiega il motivo per cui la Catalogna, pur godendo di ampia libertà legislativa, non ha il potere di convocare un referendum secessionista.

Il governo spagnolo, ha assicurato il portavoce Inigo Mendez de Vigo, è pronto a parlare di una maggiore devolution ma nell’ambito della legge e della costituzione, mentre i leader catalani hanno solo un’ossessione, quella del referendum, che non è possibile.

 Lo scorso 20 settembre Madrid ha arrestato alcuni ministri catalani e sequestrato 10 milioni di schede già pronte per la consultazione effettuando una quarantina di perquisizioni che hanno coinvolto diverse sedi delle istituzioni catalane, tra cui i dicasteri catalani di Economia, Esteri e Affari Sociali, il Centro Tecnologia dell’Informazione e l’Agenzia tributaria della Catalogna.

Il gruppo separatista basco dell’Eta ha condannato la risposta di Madrid alle aspirazioni indipendentistiche catalane, affermando che lo Stato spagnolo è ‘una prigione per i popoli’.  Per l’Eta,  alla quale è attribuita la morte di almeno 829 persone in nome della sua lotta per l’indipendenza,  il governo di Madrid è diventato anche un carcere per la democrazia, perché ha calpestato i diritti dei catalani.

 Il delegato della ‘governo’ della Catalogna in Italia, Luca Bellizzi Cerri, intervistato dall’AdnKronos  ha sottolineato che non si fermeranno: ‘Il primo ottobre voteremo, ristamperemo le schede sequestrate. La nostra è una lotta pacifica e continuerà ad esserlo anche se arrestano i nostri rappresentanti’.

Marta, ragazza di Sant Antoni de Calonge, piccolo paese in provincia di Girona, non ha dubbi: ‘Noi vogliamo votare! I cittadini dovrebbero averne il diritto e se il governo spagnolo non ci permette di farlo’,  dice all’AdnKronos: ‘allora mi chiedo se ci troviamo davvero in un Paese democratico’.

 Ecco le principali tappe dello scontro tra Madrid e Barcellona:

– 28 giugno 2010, il tribunale costituzionale spagnolo annulla diversi articoli del nuovo Statuto di autonomia catalano, una sorta di costituzione regionale.

– 11 settembre 2012, prima grande manifestazione in Catalogna a favore dell’indipendenza. Oltre un milione di persone scende in strada a Barcellona in occasione della Diada, giorno della festa nazionale della comunità autonoma della Catalogna. Da allora questa data diventa una ricorrenza fissa per gli indipendentisti.

– 20 settembre 2012, il primo ministro spagnolo Rajoy respinge la richiesta dell’allora capo del governo catalano, Artur Mas, di negoziare un patto fiscale che permetta a Barcellona di gestire e riscuotere le tasse con una propria Agenzia tributaria.

– 25 novembre 2012, i partiti sostenitori di un referendum sull’indipendenza ottengono la maggioranza dei seggi nel parlamento di Barcellona in elezioni anticipate convocate da Mas. Il partito ‘Convergencia’ di Mas perde però 12 seggi mentre il partito secessionista di sinistra ‘Esquerra Republicana de Catalunya’ (Erc) raddoppia i consensi. Mas ottiene l’appoggio di Erc per governare.

– 9 novembre 2014, la Catalogna celebra una consultazione elettorale non ufficiale sull’indipendenza, dopo che il Tribunale costituzionale spagnolo ha posto il veto su un referendum vero e proprio. L’80% degli elettori vota a favore dell’indipendenza, ma si sono recati alle urne solo in poco più di due milioni su 5,4 milioni di aventi diritto.

– 27 settembre 2015, ‘Junt pel Sì’ – alleanza fra l’Erc e il partito Convergencia – vince le elezioni regionali anticipate: Artur Mas presenta il voto come un plebiscito sull’indipendenza, ma le forze secessioniste sono al 48%.

– 9 gennaio 2016, dopo un lungo stallo viene formato il nuovo governo catalano: ‘Junt pel Sì’ ottiene l’appoggio esterno del partito secessionista della sinistra antisistema ‘Cup’. Per raggiungere un accordo, Mas è costretto a fare un passo indietro. Nuovo presidente della Generalitat diventa il compagno di partito Carles Puigdemont.

– 13 marzo 2017, la giustizia spagnola condanna Mas a due anni di interdizione dai pubblici uffici per aver organizzato la consultazione del 9 novembre 2014.

– 9 giugno 2017, Puigdemont annuncia un referendum indipendentista per il primo ottobre.

– 6 settembre 2017, il parlamento catalano approva la ‘Legge del referendum’, mentre i partiti anti-indipendentisti abbandonano l’aula per protesta. Puigdemont firma la convocazione del referendum, che viene sospeso il giorno successivo dalla Corte costituzionale spagnola.

– 20 settembre 2017, la Guardia Civil spagnola arresta 14 alti funzionari del governo catalano impegnati nell’organizzazione del referendum e sequestra quasi 10 milioni di schede elettorali. Gli indipendentisti protestano in piazza a Barcellona e Puigdemont dichiara di voler procedere comunque con il referendum.

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