A migrant who had collapsed while the crowd of migrants were pushing the police to enter Macedonia, sits exhausted on the railway tracks on border line with Greece, near the southern Macedonian town of Gevgelija, Friday, Aug. 21, 2015. About 39,000 people, mostly Syrian migrants, have been registered as passing through Macedonia in the past month, twice as many as the month before. (ANSA/AP Photo/Boris Grdanoski)

Macedonia, lacrimogeni per fermare i migranti

Migliaia di migranti, tra cui donne e bambini, bloccati nella terra di nessuno tra Grecia e Macedonia, in mezzo alla polvere e al filo spinato, sotto il sole cocente senza acqua né cibo. E questa mattina caricati con lacrimogeni, con una decina di feriti, dall’esercito e dalla polizia di Skopje, che ha decretato lo stato di emergenza e chiuso la frontiera a Gevgelija, un paesino che per i profughi siriani rappresenta la stazione di partenza di quel treno che, attraverso la Serbia, li porterà verso l’Ungheria e quindi l’Ue. Dopo una notte e una giornata di tensioni, le autorità macedoni hanno però finalmente consentito a due gruppi di circa 200 migranti ciascuno, principalmente famiglie, di attraversare il confine che corre lungo la linea ferroviaria. L’intenzione, riferisce l’agenzia macedone Mia, è di dare la precedenza ai più deboli, donne, bambini e anziani, in proporzione alla capacità del Paese di accoglierli e aiutarli, ma senza quantificare. La Commissione Ue, intanto, colta alla sprovvista dalla reazione di Skopje, ha messo le mani avanti dicendo di dovere ancora esattamente stabilire i fatti, ricordando di avere già assegnato 90mila euro di aiuti alla Macedonia e di avere in partenza a settembre un programma per la gestione dei migranti in collaborazione con la Turchia e gli altri paesi dei Balcani occidentali. Bruxelles, che ha sottolineato di stare seguendo da vicino gli sviluppi della situazione, si è però detta anche pronta ad aiutare con ulteriore assistenza. La situazione sul terreno, però, è urgente. Medici senza frontiere ha denunciato di avere curato a Idomeni, il paesino dal lato greco della frontiera, una decina di migranti dopo l’attacco coi lacrimogeni e le granate assordanti, sparate dalle forze armate macedoni in mezzo alla folla dei profughi. “Sei di loro presentavano ferite minori e sono state trattate sul posto mentre quattro hanno richiesto il trasferimento in ospedale”, viene precisato dall’ong, mentre “uno di loro era stato anche picchiato da membri dell’esercito macedone”. Msf sta anche distribuendo beni di prima necessità: molti svengono per il caldo, la sete, la fame e la stanchezza. Skopje, riferisce ancora l’agenzia Mia, accusa Atene non solo di non controllare il flusso di migranti ma addirittura di organizzare bus che da Salonicco li portano al suo confine, lungo appena 50 km ma da cui parte un trenino a due vagoni, negli ultimi giorni letteralmente preso d’assalto dai migranti, che va verso la salvezza che ha nome Europa.

 

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