Luigi Di Maio finisce sulla graticola e il suo passo indietro  diventa una suggestione. Anche se per poche ore. Già giovedì sera i parlamentari che hanno preso parte alla congiunta, uscendo dalla riunione, si lamentavano: «Qui non cambia nulla. Più che un gruppo siamo un gregge. Non è stato possibile nemmeno leggere il documento contro i vertici scritto dai senatori». Un tassello che dovrebbe far intendere quanto Di Maio voglia gestire questa fase di transizione.

Già, perché il leader sta disegnando il progetto del Movimento che è e che sarà. I tempi? Probabilmente l’architrave dei pentastellati sarà definita o illustrata prima degli Stati generali, che si dovrebbero tenere ad Assisi (in seconda battuta ci sono Torino e Roma) tra il 13 e il 15 marzo. Secondo le indiscrezioni, Di Maio ha intenzione di lanciare una nuova struttura, una «gestione più collegiale». L’idea è di un doppio Movimento, a due livelli: uno governativo e l’altro, di fatto, che gestisca il «brand» Cinque Stelle. E non solo. Saranno lanciate anche altre novità. La più rilevante riguarda Rousseau: la piattaforma smetterà di essere un corpo autonomo.  Rousseau — con i suoi costi e la sua struttura — e verrà «inglobato» nel Movimento. Davide Casaleggio diventerà responsabile del sistema operativo. Il mantra sarà «non solo web» e il Movimento diventerà sempre più partito: saranno destinati fondi ai territori per le iniziative e si darà vita a un nuovo progetto civico parallelo che tenda ad integrare tutte le realtà civiche del Paese.

Agli Stati generali i vertici si confronteranno se scegliere di essere la terza via (tra centrosinistra e centrodestra) della politica, «l’ago della bilancia» come ha più volte detto Di Maio che caldeggia questa soluzione, o cercare un’alleanza stabile con i dem, linea su cui sono orientati Beppe Grillo e l’asse ortodosso. Una resa dei conti, in cui i vertici immaginano una partecipazione «corale» dei gruppi, per vidimare o smentire definitivamente la storia del posizionamento nel «campo progressista» dei Cinque Stelle. Che quello sia il ring designato è chiaro anche dal messaggio che alcuni governisti lanciano ai senatori ribelli: «Se vogliono discutere della forma del Movimento possono farlo agli Stati generali. Ma non ci tedino ogni giorno sullo stesso argomento».

Solo dopo gli Stati generali, eventualmente, ci saranno le modifiche allo Statuto. Con le Regionali alle porte e un Movimento più definito.