Dal 15 al 19 aprile, al Teatro Vascello di Roma, è andato in scena Salveremo il mondo prima dell’alba, l’ultima potente creazione di Carrozzeria Orfeo, che ancora una volta colpisce nel segno con uno spettacolo intenso, ironico, grottesco e profondamente umano. Un racconto contemporaneo che mette a nudo, senza sconti, le fragilità del nostro tempo attraverso l’ambiguo mondo dei vincenti: manager, popstar, influencer, e nuovi guru del benessere, tutti rinchiusi in una clinica di riabilitazione di lusso situata su un satellite nello spazio.
La drammaturgia, firmata da Gabriele Di Luca (anche regista insieme a Massimiliano Setti e Alessandro Tedeschi), tratteggia sei personaggi immersi in un microcosmo iper-capitalista e decadente, tra dipendenze sessuali, affettive, da lavoro e da psicofarmaci. In un’ambientazione fissa – la hall di questa struttura extra-terrestre, con quattro sdraio centrali e porte che si aprono su cucina, ufficio del coach, stanze degli ospiti, sauna e palestra – si muove un cast eccezionale composto da Sebastiano Bronzato, Alice Giroldini, Sergio Romano, Roberto Serpi, Massimiliano Setti e Ivan Zerbinati.
La scenografia e le luci, curate da Lucio Diana, supportano una messinscena in cui ogni dettaglio contribuisce alla narrazione, dai costumi di Stefania Cempini, che alternano pigiami e outfit spa a mise civili, alle creazioni video di Igor Biddau, che amplificano la sensazione di isolamento e alienazione dei personaggi. Le musiche originali sono di Massimiliano Setti, mentre la consulenza filosofica è affidata ad Andrea Colamedici (TLON), che ha lavorato al testo insieme all’autore tra letture condivise, incontri con astronauti e riflessioni sul transumanesimo.
Tra i protagonisti spicca Nat, il maggiordomo bangladese, unico personaggio autenticamente buono in mezzo a un’umanità persa. Tra i pazienti, un industriale dipendente dal lavoro con uno stabilimento in Vietnam per la produzione di farine da insetti e il suo compagno affetto da dipendenza affettiva; Jenny, ex popstar e influencer, propone un concorso online per disegnare una vagina “perché gli uomini non sanno com’è fatta nonostante ne siano ossessionati”. Scene surreali che strappano risate amare, bilanciate da momenti introspettivi in cui emergono le paure, le solitudini, i desideri e le ferite di ciascuno.
Lo spettacolo, della durata di 135 minuti senza intervallo, riesce a tenere il pubblico inchiodato alla poltrona alternando ritmi, toni e registri in modo sorprendentemente fluido. Si ride, ci si commuove, si riflette. E nel finale – a sorpresa – Carrozzeria Orfeo abbandona il grottesco per abbracciare il tragico, lasciando un messaggio forte: le debolezze non sono solo dei ricchi, ma dell’intera società occidentale.
Prodotto da Marche Teatro, Teatro dell’Elfo, Teatro Nazionale di Genova e Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini, in collaborazione con il Centro di Residenza dell’Emilia-Romagna “L’arboreto – Teatro Dimora | La Corte Ospitale”, lo spettacolo è un affondo coraggioso in una contemporaneità smarrita. Un’umanità che ha perso il senso della solidarietà, che si è abituata a spettacolarizzare ogni cosa – anche la cura di sé – e che sembra incapace di riconoscere la propria fragilità.
Come scrive lo stesso Gabriele Di Luca, “il bene è sfinente”, mentre il male ha il passo lungo e instancabile. Ma forse, se riusciamo a fermarci, a guardare davvero chi abbiamo accanto, a offrire anche solo un gesto gratuito e sincero, potremmo davvero – forse – salvare il mondo prima dell’alba.
Andrea Pisante