‘Luce di Krypton’ di Marco Cucurnia, a Roma, presso DMake art fino al 18 febbraio

E’ 18 gennaio, sono le ore 19.30 di un venerdì pomeriggio romano.

L’ora giusta per far iniziare il fine settimana con qualcosa di bello.

Mi porto a Via Lanza nello storico rione Monti dove ha sede DMake | art, spazio interdisciplinare dove si sviluppano idee e progetti per una nuova visione di Architettura, Arte, Design.

Sull’entrata un manifesto che dice “Come il nastro ben stretto dei pacchetti regalo, è la luce della nia vita. Ancora bensretto e annodato benchè il pacchetto sia aperto ed il regalo svelato. Krupton è esploso, ma non la sua luce. I miei giorni, i miei minuti infiniti in questa piccola mostra di ricordi futuri.”

Ad essere presentato è il progetto Luce di Krypton di Marco Cucurnia, genovese classe 75, collaboratore del compianto Mario Monicelli, illustre residente del medesimo rione.

Questo già è una garanzia.

Cucurnia seppur giovane è un pluripremiato regista: il suo primo film nel 2006, SOLOMETRO, ha vinto il Premio Ajaccio 2008. E poi altri riconoscimenti importanti per questo artista nato come fotografo che ha espanso i suoi campi d’azione in maniera pregevole, meritandosi per il cortometraggio LALIBI (2004) il Premio Kodak, il Premio del Mensile Ciak al miglior corto italiano e il Primo Premio al Genova film festival. Il cortometraggio NIENTE ha rappresentato l’Italia a Città del Messico nel 2015. Nel 2016 ha presentato un suo omaggio a Dino Risi alla Casa del Cinema di Roma. Instancabile ha al suo attivo anche regie televisive, firmando per RAI TRE Genova, Amore Mio, film documentario con Paolo Villaggio.

Alla vigilia del suo secondo lungometraggio, Marco Cucurnia ha presentato una mostra di battiti di luce, in tre atti.

La sua passione, e soprattutto ossessione, è l’osservazione dei contorni, contorni di un’inquadratura di cinema, contorni del tempo trascorso. La storia di Superman è la lente attraverso la quale Cocurnia traduce i suoi sentimenti: il pianeta nel quale Superman nacque è Krypton e Superman trova, anche lontano da lì, la luce della sua infanzia.

Primo atto: apre la mostra la perfomer Elisabetta Perotto che ha interpretato la luce, con giochi di ombre del suo corpo su un muro con sfondi di grigi mutanti. Movimenti lenti ed eleganti che suggestionano i fruitori che assistono in un silenzio rituale le proiezioni delle sue mani e delle sue filiformi arti.

Secondo atto: la proiezione di un’opera di immagini in movimento tratte dal film che hanno raccontato come la materia faccia rimbalzare la luce verso i nostri occhi. Colori sognanti, figure che diventano astratte una volta colpite dai fotoni, accompagnate da una colonna sonora strumentale di grande suggestione.

Terzo ed ultimo atto: le opere fotografiche, tra bianco e nero e colore, rappresentano testimoni di istanti sfuggiti di Marco Cucurnia.

Non fatevi sfuggire voi la mostra, aperta fino al 18 Febbraio, tutti i giorni dal lunedì al venerdì dalle 11 alle 19 presso DMake | art, in Via Giovanni Lanza 174.

 

 

Barbara Lalle

 

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