Long Covid, dal fiato corto alla perdita dei capelli: tutti i disturbi

Non solo l’olfatto e il gusto, ma anche dolori articolari, capogiro e moltissimi sintomi legati all’ansia: cosa fare contro gli strascichi del coronavirus

E’ una tendenza di cui purtroppo moltissime persone in tutto il mondo stanno avendo esperienza diretta sulla propria pelle. In particolare in Europa e in tutto l’Occidente – dove i pazienti sono monitorati in maniera costante e metodica fin dalla comparsa dei primi sintomi – questo fenomeno sta assumendo dimensioni davvero considerevoli, già definite come preoccupanti da parte degli esperti.

Long Covid, le indicazioni dell’Oms e la sintomatologia

Stiamo parlando dei disturbi che restano nelle condizioni fisiche e psicologiche di migliaia di pazienti dopo aver avuto il Covid-19. L’elenco dei problemi che perdurano è lunghissimo, quanto quello delle domande aperte su quella che viene comunamente chiamata sindrome Long Covid (anche se l’Organizzazione Mondiale della Sanità ora ha deciso di chiamarla ufficialmente “post Covid-19 condition“).

Si tratta dello stato di salute di chi accusa ancora problemi oltre le 12 settimane dal termine della fase acuta dell’infezione da Sars-CoV-2. Anche questa è una malattia nuova e la scienza sta iniziando man mano a raccogliere le informazioni per rispondere ai quesiti dei cittadini. Il metodo per farlo è quello di osservare, studiare e approfondire la sintomatologia che più di frequente si palesa negli individui che vi si imbattono.

Disturbi fisici o neurologici, le differenze e la frequenza

Da un punto di vista strettamente fisico, nell’elenco dei disturbi ricorrenti si va da un grande senso di stanchezza e fiacca al fiato corto (quello che un medico chiamerebbe “dispnea”), passando per i dolori alle ossa, ai muscoli e alle articolazioni. Ma vengono segnalate anche forti fitte alla testa, una tosse perdurante, dolori toracici e senso di costrizione al petto, crampi frequenti ai polpacci ma anche una tendenza ad una perdita più accentuata dei capelli.

Passando invece in rassegna gli strascichi palesati a livello psicologico e cognitivo, si registra una difficoltà a riacquistare la capacità di memoria e di concentrazione precedenti all’esperienza con il coronavirus, ad oggi il disturbo più ampiamente registrato tra chi deve fare i conti con degli scompensi anche dopo la guarigione dalla fase acuta della malattia. Ma tra i segnali della psiche vengono annoverati anche la depressione e l’ansia, il disturbo post-traumatico da stress, la fatigue, il comportamento ossessivo-compulsivo: tutti questi inoltre appaiono spesso peggiorati in chi già ne soffriva.

Lo studio dei problemi causati dal Long Covid

Una delle indagini più recenti, pubblicata pochi giorni fa sulla prestigiosa rivista The Lancet, ha preso in considerazione un campione di quasi 200 studi sul tema, per un totale complessivo di oltre 120 mila persone coinvolte nel tracciamento del quadro: di questi, più della metà (ben il 57 per cento) aveva segni di Long Covid.

Ma chi rischia di più di dover fare i conti con la “post Covid-19 condition“? Stando a quanto dichiarato dai ricercatori, non importa se si è stati sintomatici o asintomatici e spesso non dipende neppure dalla gravità dell’infezione, sebbene chi sia stato ospedalizzato (soprattutto in terapia intensiva) abbia maggiori probabilità di sequele indesiderate. L’indicazione rimane comunque quella di contattare immediatamente il proprio medico curante e valutare assieme come rispondere nell’immediato, in attesa che la scienza ci fornisca nuovi strumenti.

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