Oggi si apre ufficialmente il processo di estradizione agli Usa del fondatore di Wikileaks, oramai da quasi dieci anni in stato di reclusione o auto-reclusione dopo le accuse – poi cadute – di violenza sessuale in Svezia, il lunghissimo autoesilio nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra, l’arresto della polizia londinese lo scorso 11 aprile dopo che Quito e il nuovo presidente Lenin Moreno lo avevano definitivamente scaricato e ora la richiesta ufficiale di estradizione da parte di Washington. Che non gli ha mai perdonato le rivelazioni di Wikileaks, il sito che nel 2010 pubblicò una valanga di esplosivi cablogrammi dell’esercito e delle istituzioni Usa, come riguardo la guerra in Iraq e in Afghanistan. Documenti rubati dall’ex soldato statunitense Chelsea Manning e passati ad Assange.
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