L’ombra di Draghi che incombe su Conte

“Desidero un momento di stacco”.E’ la risposta che Mario Draghi, Governatore di Bankitalia dal 2005 al 2011 e Presidente della B.C. E.( Banca Centrale Europea),avrebbe dato al Premier Giuseppe Conte, che a suo dire, nell’intervista rilasciata alla Festa del Fatto Quotidiano,gli avrebbe proposto di assumere la Presidenza della Commissione Europea. Proposta alquanto estemporanea e priva di solide basi. Perché, certe nomine, compresa la Presidenza della Commissione, hanno una valenza politica e non possono prescindere dal consenso dell’asse storico franco-tedesco che in nessun modo può essere eluso o ignorato. C’è una sostanziale differenza tra l’offerta fatta a Draghi di assumere la Presidenza del FMI (Fondo Monetario Internazionale), condiviso da tutti i Capi di Stato e l’idea estemporanea quanto inopportuna espressa da un Premier, quale Giuseppe Conte, senza un peso politico rilevante. Ma ciò che ha colpito di più nella sua intervista è stata l’insistenza, davvero fuori luogo, con cui ha voluto mettere in evidenza una valutazione fisica e psicologica del suo illustre e potente interlocutore. ” Mi disse di essere stanco e di non sentirsela”. E’ stato un passaggio velenoso quello di Conte, un modo per far sapere che non teme Mario Draghi, ma così non ha fatto altro che confermare i suoi timori. Così come quando ha usato un linguaggio vecchio e stereotipato, quando ha detto che Draghi lo si tira per la giacca. Indubbiamente il Premier, che per caso si è trovato a ricoprire l’incarico che ha,  si sforza di darsi l’aria del politico navigato e il capo di un partito che non ha mai avuto. Il dire poi, che Draghi non è un rivale ma un’eccellenza italiana, lo ha fatto  peccare di presunzione e ha solo messo in risalto la sua inesperienza e la sua goffaggine nel muoversi tra i meandri di sistemi politici interni ed esterni al nostro Paese, molto complicati e di non  facile interpretazione. Riteniamo che l’eccellenza italiana sia vissuta, da Conte, come un’ombra sul suo cammino. Pur riconoscendogli il grande sforzo compiuto, pur con tutti i suoi limiti, nell’assolvere alle funzioni che il suo ruolo gli impone, non può passare inosservato che è eterodiretto da gruppi di poteri italiani e soprattutto stranieri, che perseguono fini che lui non conosce e nemmeno immagina. Con questo non neghiamo al Presidenza del Consiglio la legittima ambizione politica di creare un suo proprio partito o di aspirare al Colle più Alto. Non a caso, ha dichiarato che non gli dispiacerebbe un Mattarella bis.  Mancano ancora due anni e gli esperti di politica ci insegnano che i nomi fatti prima, sono quelli destinati ad essere bruciati per far spazio ad altri.

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