Per il parlamentare di FdI «sono tanti gli indicatori che stanno smentendo le affermazioni allarmistiche di questi tempi».
«Il Pd – spiega – con le sue alleanze, quelle sì, incomprensibili, non può dare lezioni a nessuno. Il Terzo polo è composto da due eletti del Pd – uno che se ne è andato cercando poi un accordo e facendolo saltare, l’altro tenuto fuori dall’intesa – che non possono proprio preoccuparci. Anzi, dalle prime rilevazioni dopo la mossa egocentrica di Calenda, possiamo dire che tolgono più voti alla loro area che alla nostra».
Narrazioni false, come quella di una Meloni che vorrebbe fare l’asso pigliatutto. In realtà siamo stati proprio noi ad assumerci il ruolo di federatori della coalizione mettendo – noi soli – a disposizione nostri collegi uninominali per le forze più piccole (al momento dovrebbero essere 15); e se fosse utile per coinvolgere altri pezzi di società che meritano rappresentanza potremmo salire. Ma abbiamo anche incoraggiato la nascita di una lista unitaria che metta assieme le esperienze di tradizione democristiana, di governo del territorio, civiche, proprio perché crediamo che serva una coalizione inclusiva, in cui ciascuno possa esprimere i propri valori, che per noi sono cemento unificante».