C’è ancora posto per il multilateralismo in un mondo sempre più diviso e frammentato? La cooperazione internazionale tra gli Stati che abbiamo conosciuto fino ad oggi, fu pensata e messa in campo dopo i disastri della seconda guerra mondiale. Una delle grandi organizzazioni internazionali per la cooperazione è sicuramente la Fao che nacque, subito dopo il 1945, per combattere la fame. Certo, oggi, viviamo in mondo e in una situazione totalmente diversa da quel tragico momento della storia dell’ umanita’. Il mondo che abbiamo conosciuto per ottant’anni è in rapida trasformazione con nuove dinamiche geopolitiche, economiche, finanziarie e tecnologiche. Siamo passati dalla guerra fredda allo scenario odierno, dove le vecchie alleanze scomponendo e poi ricomponendo con l’ ingresso sulla scena internazionale di nuovi attori. A questo punto ci dobbiamo porre la domanda:” Possiamo ancora contare su una comunità internazionale che seduta ad uno stesso tavolo,sappia lavorare, cercando , magari, il compromesso? A voler essere onesti e sinceri, bisogna riconoscere che il multilateralismo degli ultimi ottant’anni, ha presentato dei limiti che non sono stati affrontati nel tempo. Basti pensare alla riforma del Consiglio di Sicurezza dell’ Onu che è soggetta ad essere bloccato dal veto di uno solo dei suoi membri. Recentemente le Nazioni Unite, stanno cercando di dotarsi di una linea guida per giungere a riforme necessarie e sostanziali, non i soliti pannicelli caldi; molto dipenderà dalla reale volontà dei Paesi a sostenere il perseguimento di questo obiettivo. Necessita affrontare le distorsioni e i limiti emersi dalla fase che abbiamo vissuto fino ad oggi, riconoscendo che la cooperazione globale ha bisogno di radicamenti più forti verso le comunità e di risposte sociali in grado di creare più equità. Senza dubbio il multilateralismo può ancora giocare un ruolo decisivo per il futuro, perché non può basarsi ed esaurirsi il tutto su una sterile sommatoria di rapporti bilaterali, per quanto legittimi e necessari. E in questo meccanismo che le Nazioni Unite devono ancor più far sentire la loro presenza e il loro peso, migliorandosi certamente, per garantire una rete di dialogo e azioni che non potrebbero essere affrontate in altro modo. La loro azione può garantire, altresì, anche un’ iniziativa pubblica su aree strategiche che non possono essere lasciate solo all’ interesse dei privati, spesso in mano a pochi oligarchi a capo di imprese multinazionali. Come detto, l’ Italia ha una grande tradizione su cui investire e tornare, così, ad essere attore di un nuova stagione multilaterale, perché è nel cuore del Mediterraneo, ponte tra Europa, Africa e Medioriente. Dunque siamo storicamente e geopoliticamente multilaterali. Sta a noi coltivare e rendere efficace questa dote, migliorandola difronte alle nuove sfide che il mondo sta affrontando.
