La nave Diciotti con a bordo 67 migranti fa il suo ingresso al porto di Trapani, 12 luglio 2018 Trapani. ANSA / IGOR PETYX

L’Italia e il respingimento dei migranti

Il ministro dell’Interno e vicepremier Matteo Salvini il 19 agosto dichiara: ‘O l’Europa decide seriamente di aiutare l’Italia in concreto, a partire ad esempio dai 180 immigrati a bordo della nave Diciotti, oppure saremo costretti a fare quello che stroncherà definitivamente il business degli scafisti. E cioè riaccompagnare in un porto libico le persone recuperate in mare’.

Si tratta di una promessa che andrebbe contro il diritto internazionale. ,

Sul salvataggio è  nato uno sconto  tra Italia e Malta, con Roma che chiede a La Valletta di farsi carico dei migranti salvati nelle sue acque, e quest’ultima che rinfaccia  all’Italia di essere intervenuta nella zona SAR maltese solo per impedire che il barcone carico di migranti arrivasse nella zona SAR italiana.

Al 21 di agosto lo stallo non si è ancora risolto e la ‘Diciotti’ resta in rada a Catania,  senza il permesso da parte del governo di sbarcare i migranti.

Da registrare anche che sempre la Diciotti era stata al centro di una situazione analoga circa un mese fa, quando non le veniva concesso il permesso di sbarcare una settantina di migranti a Trapani. Secondo le ricostruzioni della stampa italiana, allora la situazione fu risolta  anche grazie a un intervento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che spinse il premier Conte ad autorizzare lo sbarco.

Il governo Lega-M5S, sia con le dichiarazioni di Salvini sia con quelle di Toninelli, ha chiesto all’Europa di farsi carico di questi migranti e degli arrivi via mare in generale.

Il Ministero degli Esteri, in particolare, ha scritto il 19 agosto in un comunicato di aver ‘ufficialmente e formalmente investito della questione della nave ‘Diciotti’ la Commissione europea, affinché provveda a individuare una soluzione in linea con i principi di condivisione tra gli Stati membri dell’Unione Europea, concordati al Consiglio Europeo di giugno 2018, con riferimento ai flussi migratori’.

Nelle Conclusioni  di quel Consiglio europeo l’Italia, con gli altri Paesi investiti dalle rotte migratorie, non è riuscita a imporre un meccanismo obbligatorio di suddivisione in quote dei migranti tra Stati membri. La condivisione dei migranti oggi può avvenire esclusivamente su base volontaria.

L’Unione Europea, in altre parole, al momento non ha gli strumenti per imporre la ripartizione in quote dei migranti.

Gli eventuali responsabili per una eventuale mancata solidarietà all’Italia non sono quindi al momento le istituzioni comunitarie, quanto gli Stati membri che decidono – legittimamente, in assenza di un obbligo giuridico – di non aderire ad alcun meccanismo volontario di ripartizione in quote dei migranti.

 Salvini promette di rimandare in Libia i migranti salvati in mare ma  si tratta di una promessa illegale. L’Italia non può respingere le navi cariche di migranti verso il Paese africano, a meno di non voler violare il diritto internazionale ed esporsi quindi a una assai probabile condanna.

L’articolo 33 della Convenzione di Ginevra del 1951 sullo statuto dei rifugiati   dispone che ‘nessuno Stato Contraente espellerà o respingerà, in qualsiasi modo, un rifugiato verso i confini di territori in cui la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate a motivo della sua razza, della sua religione, della sua cittadinanza, della sua appartenenza a un gruppo sociale o delle sue opinioni politiche’.

In base poi alla giurisprudenza internazionale, il divieto di respingimento si applica indipendentemente dal fatto che la persona sia già stata riconosciuta rifugiata o dal fatto che abbia presentato domanda in tal senso.

Quindi, di fatto, è vietato respingere un barcone di migranti che potrebbe avere a bordo perseguitati verso un Paese dove la loro vita e la loro libertà fossero in pericolo per motivi razziali, religiosi, politici e via dicendo.

Le parole di Salvini promettono un’azione che, in base al diritto internazionale e ai precedenti, ha tutte le caratteristiche per risultare illegale. Minacciare di rimandare i barconi carichi di migranti in Libia significa infatti minacciare un comportamento vietato dalla Convenzione di Ginevra del 1951. Un comportamento che, oltretutto, ha già portato alla condanna dell’Italia da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo meno di dieci anni fa, quando la situazione in Libia era peraltro meno drammatica di quella di oggi.

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