L’inquinamento uccide anche al di sotto dei limiti di legge

L’inquinamento atmosferico è nocivo sempre, anche al di sotto della soglia generalmente considerata sicura. Non lascia scampo l’ultima indagine del New England Journal of Medicine sull’impatto delle polveri sottili e dell’ozono sulla salute della popolazione.

Dicono gli autori dello studio, i livelli di inquinamento ritenuti accettabili dall’Environmental Protection Agency non sono affatto innocui.

Lo studio che ha coinvolto 60 milioni di adulti americani non ha individuato alcuna zona franca, nessun valore sotto il quale considerarsi al sicuro. I ricercatori dell’Università di Harvard che hanno condotto l’indagine si sono serviti di un sofisticato modello computazionale che incrocia i dati sull’inquinamento provenienti dalle centraline di monitoraggio a terra con quelli raccolti dai satelliti. Il programma consegna quindi una ‘fotografia’ molto precisa della qualità dell’aria che sovrasta il suolo americano.

I ricercatori hanno scoperto che gli attuali regolamenti federali non sono sufficienti per proteggere  la popolazione dai danni dell’inquinamento. Anche dosi inferiori di polveri sottili e di ozono possono provocare malattie respiratorie e cardiovascolari. Entriamo nel dettaglio.  Per le polveri sottili (Pm 2,5) basta l’esposizione a 5 milligrammi per metro cubo, ben al di sotto della soglia legale di 12 mg per metro cubo, per aumentare il rischio di morte prematura. Non va meglio per l’ozono. L’Epa fissa il limite massimo a 70 parti per miliardo, ma l’aumento di mortalità si registra già a 30 parti per miliardo.

I ricercatori hanno anche osservato che quando la concentrazione di particolato aumenta di 10 mg al metro cubo, le probabilità che un cittadino muoia nell’arco di qualche anno crescono del 7,3 per cento. Se l’ozono sale di 10 parti per miliardo, il rischio di morte prematura aumenta dell’1,1 per cento. È come accorgersi,   dice Francesca Dominici professoressa di statistica ad Harvard,  che l’aria che stiamo respirando in questo preciso momento è dannosa, e tossica.

A valori più alti di smog corrispondono i rischi maggiori di malattie e di morte prematura.

Se dall’America ci spostiamo all’Italia riguardo l’inquinamento atmosferico apprendiamo che il 2017 è cominciato come peggio non avrebbe potuto, con gran parte delle città di nuovo in emergenza smog. Ben nove città hanno già superato 15 volte il limite giornaliero di 50 microgrammi per metro cubo di Pm10, le poveri sottili più pericolose per la salute.  Purtroppo non è una novità per il nostro Paese, come denuncia il dossier ‘Mal’Aria’ elaborato da Legambiente: nel 2016 un capoluogo italiano su tre ha oltrepassato il limite previsto per legge di 35 giorni con polveri sottili oltre il consentito. La commissione Ue ha già avviato contro l’Italia due procedure di infrazione, per i livelli di biossido di azoto e di Pm10.  La Stampa ha riportato  che il superamento dei limiti di inquinamento nel 2012 ha causato la morte prematura di 84.400 italiani. Il legame di causa-effetto tra polveri sottili e morti premature è riconosciuto dall’Organizzazione mondiale della Sanità.

‘Molte città italiane sono costantemente in allarme smog. La colpa non si può imputare al clima e alle condizioni metereologiche, che non fanno altro che mettere in evidenza la mancanza di misure adeguate a risolvere il problema’,  è la  premessa con cui comincia il dossier ‘Mal’Aria‘ di Legambiente.

Dei ripetuti sforamenti del livello di inquinamento in Italia si è accorta anche la Commissione dell’Unione europea, che ha in corso due procedure di infrazione contro il nostro Paese, riguardanti i limiti di biossido di azoto (avviata nel 2015) e di Pm10 (in mora da anni).

Naomi Sally Santangelo

 

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