“L’IMPORTANZA DELLE PAROLE” “Quando la comunicazione diventa un’arma”

IL PEDAGOGO DELL’INFAME scritto e diretto da Riccardo Cacace che è anche interprete del giovane Ian, produzione Compagnia Chierici-Cicolella , è in scena presso lo SPAZIO DIAMANTE dal 10 al 12 ottobre nella Sala White.

Lo Spettacolo è vincitore del Festival inDivenire edizione 2025 insieme a Riccardo Cacace anche Marco Gualco nelle vesti dell’insegnante, vincitore unanime del premio Miglior attore del Festival inDivenire 2025.

In effetti interpretazione dei due protagonisti quanto mai azzeccata che ti tiene vivo fino alla chiusura.

Il pedagogo dell’infame è un dialogo serrato tra il figlio di un influente politico, ovvero l’infame, e il suo pedagogo.

Nessuna posizione politica può prescindere dalla tua necessità di apparire carismatico.

Tu devi essere capace di avere ragione quando hai ragione.

E capace di disarmare qualcuno che t’incalza anche quando avrai torto. Purtroppo le regole della politica sono queste.

 Io lo so che sarebbe bello se i dibattiti politici fossero solamente una giustapposizione di argomentazioni delle varie fazioni, ma non è così, quello è il mondo delle favole; nella realtà la maggior parte delle persone è stupida e per la maggior parte delle persone ciò che conta di più è l’immagine.

Tu devi piacere a più persone possibile non solo a quelli che sono d’accordo con te” queste le parole espresse dall’insegnante all’allievo che incalzano ed arrivano dritte nella mente e nella coscienza non solo del protagonista ma anche in quella del pubblico.

Infatti lo spettacolo è tremendamente attuale suscitando inevitabilmente un pensiero critico sui tempi che viviamo.

A rendere tutto più essenziale ed efficace una scenografia che non dà spazio all’immaginazione che vede come protagonisti un tavolo, una lavagna, e una abat-jour.

La storia si apre con un fatto accaduto nella casa dell’infame dove è stato recentemente commesso un delitto di matrice razziale che potrebbe mettere a repentaglio non solo l’immagine e la reputazione politica del padre, ma anche il pedagogo del figlio stesso scoprirà presto di perdere il lavoro e di rischiare ripercussioni legali in seguito ad alcune controversie circa i suoi insegnamenti e a come l’infame potesse essere stato plagiato o aver mal interpretato le nozioni filosofiche e soprattutto ideologico-politiche da lui professate.

Il gioco di parole dei due protagonisti crea una tensione narrativa che si dilata dall’inizio alla fine dello spettacolo.

La lezione di oratoria e dialettica si trasforma in una seduta psicologica che scatena violenza e minacce da parte del pedagogo che lo vedrà cadere dalla parte del torto. Il dialogo , infatti, è un costante ribaltamento di gioco di tensioni che si rincorrono  tra il giovane e il maestro.

Ad aumentare il dramma una pistola maneggiata inconsapevolmente da Ian.

Quand’è che una persona smette veramente di essere responsabile di ciò che fa, e anzi diventa vittima di ciò che gli è stato insegnato?

I temi affrontati sono molteplici, dalla diseguaglianza all’integrazione fino ad arrivare alla riflessione sul diritto alla felicità.

Abbiamo tutti la possibilità e l’occasione per essere felici?

Questa è la domanda che mi è rimasta in testa dopo aver visto questo spettacolo emozionante e provocatorio che tutti noi dovremmo andare a vedere.

In scena ancora  sabato 11 ore 19, domenica 12 ore 17

Emanuela Serini

Circa Barbara Lalle

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