Libia e soluzione politica da adottare

Il Ministro degli Esteri Paolo Gentiloni sta riferendo in questi momenti alla Camera  circa la situazione in Libia: “Mentre il negoziato muove i primi passi, la situazione in Libia si aggrava. Il tempo non è infinito e rischia di scadere presto, pregiudicando i fragili risultati raggiunti dalla mediazione Onu sostenuta dall’Italia, ed è evidente il rischio di saldatura tra gruppi locali e Daesh che richiede la massima attenzione”. Ieri il ministro ha avuto in tarda serata un colloquio telefonico con il Segretario di Stato americano John Kerry e, nel corso del colloquio, si apprende dalla Farnesina, i responsabili per la politica estera di Italia e Stati Uniti hanno discusso dell’evoluzione della crisi libica. Al contempo, il Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza, presieduto dal ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ha espresso parere favorevole sulle modalità di attuazione, fino al 30 giugno 2015, del piano di impiego del contingente di 4.800 militari nei servizi di vigilanza a siti e obiettivi sensibili che assicureranno la prosecuzione dell’operazione ‘Strade sicure’ anche per le esigenze di contrasto al terrorismo. Oggi e domani Alfano parteciperà a Washington al vertice per il contrasto dell’estremismo violento. Il vertice sarà presieduto dal segretario di Stato John Kerry e si terrà presso il Dipartimento di Stato, sessione ministeriale preparatoria dedicata ai “combattenti stranieri”, ed alla presenza dell’Attorney General Eric Holder e del Secretary of Homeland Security Jeh C. Johnson. Domani Alfano interverrà al vertice per il contrasto dell’estremismo violento, che riunirà i ministri di governo e della società civile di più di settanta Paesi. A questo evento, che si articolerà in varie sessioni e che si svolgerà presso il Dipartimento di Stato, è prevista anche la partecipazione del Presidente degli Stati Uniti D’America, Barack Obama. La riunione d’emergenza del Consiglio di sicurezza dell’Onu sulla crisi libica, si terrà invece oggi con l’intervento del ministro degli Esteri egiziano. Il Cairo esorta la comunità internazionale ad unirsi ai raid, mentre l’Occidente chiede unito una soluzione politica. L’Egitto continua a martellare le postazioni dell’Isis in Libia ed esorta la comunità internazionale ad unirsi alla sua campagna aerea, estendendo al Nordafrica i raid contro lo Stato islamico in Siria ed in Iraq. E’ stata diversamente ribadita, per contro, dopo una telefonata intercorsa tra Renzi ed Hollande, la piena identità di vedute sulla centralità di una iniziativa diplomatica in ambito Onu e, alla vigilia di una riunione del Consiglio di Sicurezza, l’Occidente si mostra unito su una soluzione “politica” del conflitto. “I governi di Francia, Italia, Germania, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti condannano fermamente tutti gli atti di terrorismo in Libia. La comunità internazionale è pronta a sostenere pienamente un governo di unità nazionale per affrontare le sfide attuali della Libia. L’efferata uccisione di 21 cittadini egiziani, da parte di terroristi affiliati all’Isis, sottolinea ancora una volta l’impellente necessità di una soluzione politica del conflitto”, si legge in una dichiarazione congiunta di Francia, Italia, Germania, Spagna, Gb e Usa. Il processo di dialogo sponsorizzato dalle Nazioni Unite per la formazione di un governo di unità nazionale, costituisce la speranza migliore per i libici. L’Isis nel frattempo prosegue la sua campagna di intimidazione mediatica, ma soprattutto di orrori. I jihadisti, secondo quanto riferisce la polizia locale, avrebbero bruciato vive 45 persone ad al-Baghdadi, nella provincia di Anbar. In precedenza si era appreso dell’uccisione di almeno 27 poliziotti iracheni nella stessa città. Hamas, da parte sua, respinge ingerenze in Libia da parte di alcuni Paesi come l’Italia che adducono il pretesto di combattere il terrorismo, afferma Salah Bardawil. Un intervento militare sarebbe considerato una nuova Crociata contro Paesi arabi e musulmani. . Bardawil ha poi ricordato che Hamas ha già espresso opposizione contro gli interventi stranieri in Iraq, e dunque rinnova adesso i propri appelli per sventare mosse simili in un altro Paese arabo. Quanto alla decapitazione di 21 copti egiziani in Libia, il dirigente di Hamas ha espresso parole di condanna, precisando che il suo movimento si oppone all’uccisione di persone sulla base della loro affiliazione religiosa, politica o intellettuale. Intanto al-Azhar, massima istituzione del mondo sunnita con sede al Cairo, ha “proibito” per i musulmani guardare e condividere i video diffusi dall’Is. Secondo una nota dell’istituzione sunnita, citata dal sito web del quotidiano Al-Ahram, il divieto di guardare i video è stato deciso per “evitare che il gruppo ottenga i suoi scopi malefici”, ovvero diffondere il terrore tra i musulmani. Al-Azhar ha quindi invitato i media a non pubblicare i crimini dei terroristi che hanno l’unico obiettivo di promuovere l’islamofobia. Liberati intanto i 21 pescatori egiziani rapiti a Misurata, come annunciato la tv di stato del Cairo. La notizia del rapimento dei 21 pescatori era arrivata domenica, poco dopo la diffusione del video sulla decapitazione di 21 egiziani copti a Sirte. Il sindacato dei pescatori aveva annunciato che i 21 erano stati arrestati due mesi fa a Misurata dalla fazione islamica Alba della Libia, che aveva precisato che i prigionieri sarebbero stati rimpatriati in Egitto dopo alcune indagini. Inizialmente i 21 pescatori erano in contatto con le famiglie, ma da alcuni giorni i contatti erano stati interrotti. I miliziani dello Stato islamico hanno, invece, bruciato vive 45 persone nel villaggio di al-Baghdadi, nella provincia di Anbar, nell’Iraq occidentale. Il colonnello Qasim al-Obeidi ha precisato che alcune delle vittime erano agenti di sicurezza. L’ufficiale dell’esercito ha poi chiesto l’intervento del governo e della comunità internazionale per respingere un attacco in corso ad al-Baghdadi contro un compound che ospita alcune famiglie di agenti di sicurezza. In precedenza il presidente del Consiglio provinciale di al-Anbar, Sabah al-Karhut, aveva rivelato che, sempre ad al-Baghdadi, l’Is aveva giustiziato 27 poliziotti che erano stati rapiti nel villaggio, gettando poi i loro cadaveri nell’Eufrate. “La situazione in Libia è certamente grave ma non bisogna drammatizzarla, e dire che Sirte e Tripoli siano in mano all’Isis è assolutamente sbagliato”, ha detto l’ambasciatore italiano in Libia Giuseppe Buccino a Radio Anch’io. Purtroppo in questa polarizzazione cosi’ forte, con due schieramenti che si fronteggiano e si dividono al loro interno, e’ chiaro che prevalga la logica ‘il nemico del mio nemico e’ mio amico’ ed e’ una logica pericolosissima che puo’ portare a un rafforzamento del terrorismo estremo in Libia.

Cocis

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