L’Europa in politica estera sempre più vicina ai regimi

Si sente dire da più parti che l’Europa non ha una politica estera comune. Ma è una tesi errata. L’errore sta nel fatto che tutte le volte che gli Stati membri dell’UE scoprono di avere interessi vitali in conflitto tra loro( dal contenzioso sulla distribuzione dei migranti, alla segreta lotta tra Italia e Francia sul futuro della Libia), quella politica estera comune viene meno temporaneamente. Si ricompone poi quando non ci sono interessi vitali in conflitto. Si tratta di una politica estera che potremo senz’altro definire intrisa d’ignavia, alla continua ricerca dell’accomodamento, soprattutto quando si tratta di rapporti con i regimi che violano i diritti umani. Basta considerare quanto sia stato differente, in termini di reazione, il comportamento degli stati membri Ue rispetto alla questione di Gerusalemme capitale rispetto a quella della rivolta in Iran. Nel primo caso si è assistito ad una levata di scudi contro Trump e Israele, nel secondo caso ad un laconico richiamo al regime iraniano a rispettare i diritti umani. La condanna europea della scelta di Trump di spostare l’Ambasciata a Gerusalemme non poteva essere più netta. L’Europa si è disinteressata del quadro strategico e geopolitico in cui è maturata la scelta americana. Un quadro che vede il regime iraniano esercitare sempre di più la sua influenza sul Libano e la Palestina per coltivare il suo “sogno” di distruggere Israele e accreditarsi agli occhi dell’opinione pubblica araba, per ridurne le ostilità nei propri confronti. Senza considerare che la Turchia, altro interlocutore chiave nella politica mediorientale, pur essendo un membro della Nato, assume sempre di più atteggiamenti anti occidentali. La decisione americana è servita a ribadire in tali circostanze l’impegno USA a fianco d’Israele. Esiste, dunque, una politica estera europea a fasi alterne e secondo le convenienze, sicuramente non è quella che sognavano i Padri fondatori. E’ la politica di un’Europa invertebrata che mentre da un lato allenta i legami con gli Usa , dall’altra parte punta a stabilire contatti sempre più stretti con regimi illiberali, a cominciare da quello più ingombrante di tutti che è quello russo. L’idea ormai diffusa è che più pericolosi sono più vanno coccolati. Sicuramente Trump con il suo atteggiamento protezionista sta contribuendo ad alimentare quell’antiamericanismo già da tempo diffuso nel Vecchio Continente, senza tener conto che di questo passo si rischia di finire sotto l’influenza russa. Certamente ci sono sempre i legami storici che ci legano agli Stati Uniti e che al momento sembrano ancora forti e che fino ad oggi hanno tenuto insieme quella che viene definita ‘società occidentale’. Se l’Europa dovesse scegliere un nuovo riposizionamento a livello internazionale, scoprirebbe spiacevoli ricadute con effetti negativi sulle proprie libertà.

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