Febbraio 2025 sarà il mese della svolta. Un passaggio storico, il consolidamento di un processo iniziato anni fa e che ora sta per produrre l’esito più temuto dalla sinistra nostrana.
Il Parlamento europeo e, soprattutto, il Consiglio Ue, si stanno spostando a destra come mai era successo prima. Un’onda lunga che vede il gruppo dei Conservatori e riformisti (Ecr) rafforzarsi non solo in termini di numeri, ma soprattutto in peso politico, tanto da agganciare i socialisti di S&D, ridotti al lumicino nelle stanze del potere europeo.
La Germania si avvia verso una svolta radicale. Il 25 febbraio si terranno le elezioni federali e i sondaggi non lasciano spazio a dubbi: la sconfitta della Spd di Olaf Scholz è scontata. L’unica incertezza è chi prenderà il suo posto, ma con ogni probabilità sarà Friedrich Merz della Cdu, consolidando il primato del centrodestra. I socialisti perderanno il “cancellierato”.
Con l’uscita di Scholz, la loro rappresentanza nel Consiglio Ue si riduce a tre leader: lo spagnolo Pedro Sánchez, il danese Mette Frederiksen e il maltese Robert Abela. Ma il dato più clamoroso è un altro: con la scomparsa del cancelliere tedesco dal loro schieramento, i socialisti perdono il sostegno del Paese più popoloso d’Europa — da solo rappresenta il 18,5% dell’intera popolazione dell’Ue — e che per di più è un membro del G7.
Oggi i conservatori sono una forza che può dettare l’agenda. Come spiega Antonio Giordano, depurato di FdI e segretario generale di Ecr Party: «Giorgia ha capitalizzato il lavoro fatto in questi anni alla guida dei Conservatori e la sua capacità di attrarre con il suo impegno l’interesse di chi in Europa condivide i nostri valori». E i risultati si vedono, perché se fino a un anno fa i partiti che vi aderivano erano 14, oggi sono 19, con sei nuove adesioni ratificate il 13 gennaio, il giorno prima che Meloni passasse il testimone della presidenza a Mateusz Morawiecki.
Vuole che le dica il mio pensiero, o vuole che le mostri il numero che ho tatuato sul braccio per la colpa di essere nata?”. Lo afferma in un’intervista a ‘La Stampa’, Liliana Segre, senatrice a vita, superstite dell’Olocausto e testimone della Shoah, rispondendo a una domanda sul partito di estrema destra dell’Afd in Germania.
“Di fronte alle deportazioni di Trump, ai migranti respinti o rinchiusi solo perché ‘colpevoli’ di essere nati altrove, non posso non ricordare la sensazione di non essere voluti da nessuno, continua Segre aggiungendo che la sorte dei bambini “mi è sempre stata a cuore. Sono stata una bambina anch’io e non potrò mai dimenticare quello che mi è successo”. Alla vigilia del suo intervento al Summit internazionale sui Diritti dei Bambini, intitolato “Amiamoli e proteggiamoli”, Liliana Segre lancia un appello alla responsabilità degli adulti e delle istituzioni.
Al Summit in Vaticano si parlerà delle violazioni dei diritti dei bimbi: lavoro minorile, tratta, povertà. “Io credo che negli ultimi decenni non ci sia stato un governo solo, o qualcuno in particolare, che abbia trascurato questi temi – prosegue – Non potrei puntare il dito contro uno piuttosto che un altro. La mia impressione, da nonna, è che ci sia un disinteresse assoluto, un voltare la faccia dall’altra parte. Ed è terribile, perché questa indifferenza è il male che combatto da tutta la vita. I problemi urgenti sembrano sempre altri, e così i bambini vengono dimenticati. I loro diritti, per colpa degli adulti, sono sempre i primi a essere sacrificati, se non addirittura schiacciati. Mancanza di educazione, di coesione familiare, i divorzi, le famiglie allargate, il disgregarsi delle relazioni… i bambini diventano accessori delle decisioni degli adulti. E sono i bambini a pagare il prezzo più alto”.
“Oggi vedo ‘spettacoli’ come le deportazioni di Trump; i respingimenti; campi in cui rinchiudere persone colpevoli solo di essere nate altrove; vediamo decidere che persone in arrivo sono da rispedire indietro o da collocare in un altro piccolo lager in una città semi-sconosciuta di un’Albania non lontana – conclude Segre – Ecco, davanti a tutto ciò non posso che ricordare personalmente che cosa vuol dire la sensazione, il dolore, di non essere voluti da nessuno. Oggi vedo la stessa indifferenza di allora, quel voler nascondere il problema”.