L’estate segreta di Mario Monti

Per anni Carlo de Benedetti, il magnate industriale italiano, ha trascorso alcuni giorni d’estate rilassandosi con amici e famiglia al clima fresco di St Moritz. L’elegante resort svizzero è il preferito degli esponenti dell’élite italiana; tra questiMario Monti, l’ex Presidente del Consiglio e vecchio amico di De Benedetti.

Nell’estate del 2011 i due si incontrarono nel ‘ritiro alpino degli industriali’ per un colloquio privato in merito ad un avvenimento che avrebbe avuto profonde conseguenze pubbliche.

Mario chiese se ci saremmo potuti incontrare, e io scelsi una tipica trattoria svizzera per cena, giusto fuori St Moritz. Ma all’ultimo minuto lui disse che voleva parlare in privato e così ribattei: ‘Certamente, passa da casa mia prima di cena’, e lui venne da me”, dice De Benedetti. “E fu allora che mi disse che era possibile che il Presidente della Repubblica, Napolitano, gli proponesse di diventare Presidente del Consiglio, e mi chiese un parere”.

De Benedetti afferma che i due uomini discussero “del fatto se avrebbe dovuto o meno accettare l’offerta, e quando sarebbe stato il momento giusto di farlo. Questo colloquio avveniva a casa mia in agosto, e quindi Monti aveva già parlato con il Presidente Napolitano”.

L’offerta da parte di Giorgio Napolitano, Presidente della Repubblica italiana, a Mario Monti dell’incarico di Presidente del Consiglio – un posto ancora saldamente occupato da Silvio Berlusconi, il politico miliardario del centrodestra – è al centro di serie questioni di legittimità in Italia. Che cosa accadde in Italia in quell’estate e in quell’autunno, e come i politici combatterono la crisi che attanagliava la zona euro, è ancora argomento di forte dibattito.

Che il Presidente della Repubblica stesse pianificando il rimpiazzo dell’eletto Silvio Berlusconi con il non eletto tecnocrate Mario Monti – mesi prima dell’eventuale passaggio di potere in novembre – rinforza le preoccupazioni riguardo ai ripetuti e forti interventi sulla scena politica di Napolitano.

Il suo ruolo smisurato dopo la crisi ha fatto sì che in molti si chiedessero se non avesse esteso i propri poteri costituzionali fino al limite – o addirittura oltre.

Estate di crisi

Quell’estate, al di fuori della calma di St Moritz, la crisi dell’eurozona infuriava. La speculazione sui mercati contro il debito sovrano di Spagna e Italia era ormai incontrollata e lo spread tra i titoli di stato italiani e quelli tedeschi stava schizzando alle stelle. Poiché crebbero gli oneri finanziari si cominciò a parlare di un possibile default dell’Italia. L’Italia era in crisi – politicamente così come economicamente.

A Roma, Berlusconi stava presiedendo una coalizione rancorosa, instabile e sempre più distratta dalle accuse di relazioni sessuali con Karima el-Mahroug, una ballerina marocchina. Tutta l’Europa sembrava rimproverarlo.

Ma nonostante le polemiche stessero travolgendo Berlusconi, lui era ancora Presidente del Consiglio e il suo esecutivo era legittimato dalle leggi della democrazia parlamentare italiana.

Quanto tempo potesse ancora durare fu argomento di conversazione tra De Benedetti e Monti in quell’agosto.

Dissi a Mario che avrebbe dovuto accettare l’incarico ma che era tutta una questione di tempo. Se Napolitano avesse formalizzato l’offerta in settembre, sarebbe stato il momento giusto, ma se l’avesse posticipata a dicembre sarebbe stato troppo tardi”, racconta De Benedetti.

Romano Prodi, ex Presidente della Commissione europea e un altro vecchio amico di Monti, ricorda una simile conversazione, ma addirittura prima, verso la fine di giugno 2011. “Facemmo una chiacchierata lunga e amichevole”, dice Prodi, “volle conoscere le mie opinioni, e io gli dissi: ‘guarda Mario, non c’è niente che puoi fare per diventare Presidente del Consiglio, ma se l’incarico ti viene offerto, allora non puoi sottrarti. Pertanto dovresti essere l’uomo più felice al mondo”.

Nel frattempo, a Corrado Passera, un importante banchiere che sarebbe diventato ministro per lo sviluppo economico dell’esecutivo Monti, era stato dato il via libera, da Napolitano, per preparare un documento confidenziale di 196 pagine contenente le sue proposte per una ‘terapia shock’ per l’economia italiana. Era un programma di politiche pubbliche e riforme che, in accordo agli scambi di vedute tra Napolitano e Passera, fu modificato quattro volte tra l’estate e l’autunno.

Mutamenti nella gestione del potere

La crisi in Italia si è intensificata nell’autunno del 2011. Tutti gli italiani ancora ricordano il sorrisetto scettico sul volto diAngela Merkel, il cancelliere tedesco, e di Nicolas Sarkozy, il Presidente francese, quando fu chiesto loro alla conferenza stampa di ottobre se avessero fiducia nelle abilità del Presidente Berlusconi di tagliare il deficit o di diminuire il debito pubblico, che era al 120% del Pil. (L’ultimo dato lo dà al 133%).

Il 9 novembre 2011 il Presidente Napolitano nominò Mario Monti senatore a vita, facendone così un membro del Parlamento. Il 12 novembre, in un incontro con il Presidente Napolitano, Berlusconi rassegnò le dimissioni, terminando il suo terzo mandato da Presidente del Consiglio. In 24 ore – invece di indire nuove elezioni – Napolitano nominò Mario Monti, il professore di economia ed ex commissario europeo che non aveva mai avuto alcun incarico elettivo, Presidente del Consiglio. Il nuovo esecutivo prestò giuramento tre giorni dopo.

I sostenitori di Berlusconi gridarono allo scandalo e protestarono in modo acceso sostenendo che era stato attuato un “colpo di Stato”. Nelle capitali europee si festeggiò ma in Italia il Paese era diviso, da una parte il sollievo della sinistra, dall’altra la rabbia della destra.

‘Un segnale in quella direzione’

In una lunga videointervista Mario Monti conferma la conversazione con De Benedetti a St Moritz. Ammette anche il dialogo con Romano Prodi del giugno 2011, nonostante all’inizio avesse minimizzato il valore di queste conversazioni dicendo che l’idea che sarebbe diventato Presidente del Consiglio “era in qualche modo nell’aria”.

Monti ricorda con una risatina che “Sì, Prodi venne a trovarmi alla fine di giungo e lo spread (tra titoli di Stato italiani e tedeschi) era intorno ai 220 o 250 punti base, e mi disse: ‘Tieniti pronto, perché quando lo spread toccherà i 300 punti tu sarai chiamato’. E lo spread toccò i 550 punti!”.

Monti conferma che sapeva tutto del documento di Passera preparato per il Presidente. “Corrado Passera mi disse che ci stava lavorando su e disse che me lo avrebbe mostrato, e lo fece, e che lo avrebbe dato a Napolitano e a me”, dice Monti. “E in un’occasione io discussi del documento di Passera con Napolitano successivamente, mesi dopo, quando divenni Presidente del Consiglio, chiamai immediatamente Passera a far parte del nuovo esecutivo”.

Ma quando gli viene domandato se gli era chiaro, durante i colloqui che ebbe con Napolitano nell’estate del 2011, che il Presidente della Repubblica gli stava chiedendo di tenersi pronto per succedere a Berlusconi, Monti esita. “Beh, io e il Presidente Napolitano siamo stati in contatto per lungo tempo, per anni, non per questo, ma poi le cose arrivarono in un certo senso al punto”.

Spinto ulteriormente a spiegare se Napolitano gli avesse chiesto esplicitamente di tenersi in ‘standby’ nei contatti che ebbero tra giugno e luglio 2011 – quattro o cinque mesi prima di sostituire Berlusconi come Presidente del Consiglio – Monti ribatte: “Guardi, non rivelerò i dettagli delle conversazioni che ebbi con il Presidente della Repubblica”.

Pressato ancora, alla domanda se volesse ufficialmente negare che a giugno e luglio del 2011 il Presidente Napolitano gli chiese esplicitamente, o gli fece chiaramente intendere, che voleva la sua disponibilità a diventare il nuovo Presidente del Consiglio, Monti replica in modo incerto, con una voce che diventa quasi un sussurro: “Si, lui, uh, lui mi dette un segnale in quella direzione”.

Dopo questa rivelazione si stampa sul volto di Monti un’espressione di estremo disagio, mentre fissa lo sguardo di lato.

Nonostante le ripetute richieste, Napolitano non mi ha accordato un’intervista. Il suo portavoce non ha risposto neppure a delle domande scritte, compresa una relativa a in quale mese del 2011 Napolitano sondò per la prima volta la disponibilità di Monti a divenire Presidente Consiglio.

Ma la scorsa settimana Napolitano ha commentato per la prima la controversa questione della nomina di Monti. Durante una visita al Parlamento europeo a Strasburgo, ha detto che mentre alcuni descrivono la nomina di Monti “come quasi inventata da me per via di un capriccio personale”, al contrario lui operò questa scelta sulla base delle indicazioni avute dai leader parlamentari e politici “nel corso di consultazioni, come è necessario

Questa spiegazione potrebbe far sorgere altre questioni in Italia, dal momento che “le consultazioni come è necessario” sarebbero dovute avvenire solo in seguito alle dimissioni del Presidente del Consiglio. Nel caso di Berlusconi, questo sarebbe dovuto accadere successivamente alle sue dimissioni del 12 novembre.

Il “più grande successo” di Monti

Il governo Monti ha agito rapidamente, introducendo aspre misure di austerità, tagli della spesa, aumento dell’Iva e delle tasse sulla casa, così come una riforma sul sistema pensionistico.

E fu debitamente ricoperto di elogi dalla Commissione europea, dal Fondo Monetario Internazionale e dai mercati finanziari.

Molti italiani ancora detestano Mario Monti per il suo programma di austerità e lo vedono come una pedina della Commissione europea o della Merkel. Guardando indietro, Mario Monti era carente quanto a sensibilità politica, ma è stato una utile figura di transizione in tempo di crisi.

Monti dice che il suo più grande successo è stato quello di scendere in politica durante le elezioni di febbraio 2013 a scapito del partito di Berlusconi. “Se non fosse stato per i miei voti strappati al centrodestra”, dice Mario Monti nell’intervista, “Berlusconi oggi sarebbe Presidente della Repubblica o Presidente del Consiglio, quindi ho raggiunto un risultato concreto nell’impedirlo”.

 

L’autorità del Presidente

Adottata nel 1948 dopo più di 20 anni di caos e di brutale regime fascista, la Costituzione italiana è uno dei pochi documenti universalmente rispettati dagli italiani. Garantisce i loro più fondamentali diritti. È sacrosanta.

Il Presidente della Repubblica ha il potere di sciogliere il Parlamento quando il governo non ottiene un voto di fiducia o entra in crisi, e il potere di nominare il Presidente del Consiglio qualora ci fosse una nuova maggioranza parlamentare o un nuovo risultato elettorale. Ma l’Italia non è una Repubblica presidenziale come la Francia; è una democrazia parlamentare.

Pianificare in segreto, anche solo come possibilità, di nominare un nuovo Presidente del Consiglio quando esiste una maggioranza in Parlamento può essere una scelta prudente e responsabile per un Presidente della Repubblica, ma non è un potere esplicito assegnatogli dalla Costituzione, anche se è in atto una crisi finanziaria in mezza Europa, come era il caso dell’estate del 2011.

Qualsiasi cosa si pensi su Berlusconi, serie questioni di costituzionalità vengono sollevate dal manovrare dietro le quinte che portò alla nomina del suo successore. Forse la voce più forte per far emergere la questione è quella di Beppe Grillo, il comico-politico che guadagnò il 25% di voti a livello nazionale lo scorso anno.

Il Presidente Napolitano, un ex comunista di 89 anni, ha reagito con rabbia alle incessanti accuse di Grillo di sovvertire la democrazia. Grillo ha spesso richiesto un impeachment nei confronti di Napolitano.

Oggi, l’Italia sta uscendo lentamente dalla recessione economica, con eccessiva debolezza e un recupero economico incostante. Per quest’anno ci si aspetta una crescita di Pil di meno dell’1%. La disoccupazione giovanile è ai livelli record del 41,6%, la disoccupazione a livello nazionale è al 12,7% e quasi un terzo delle famiglie italiane sono vicine alla soglia di povertà.

La produttività e la competitività sono scese bruscamente in questi anni. Il successore di Mario Monti, Enrico Letta, altro leader sostenuto dal Presidente Napolitano, è sotto tiro per la sua gestione dell’economia.

L’Italia rimane fortemente divisa sugli gli eventi del 2011 e sul ruolo del Presidente Napolitano. La questione se Napolitano sia o meno andato oltre i propri poteri costituzionali tra l’estate e l’autunno del 2011 può essere lasciata agli storici del futuro. Ma ciò che adesso è chiaro – grazie alla stessa ammissione di Mario Monti – è che Monti stesso e il Presidente Napolitano hanno discusso circa la prospettiva del passaggio di consegne da Berlusconi molto prima della sua ufficiale nomina nel novembre del 2011. Per Mario Monti quella fu una lunga e segreta estate.

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