Storia del comico che non sapeva tacere
Lo spettacolo teatrale, di Giuseppe Pavia “Lenny. Ipotesi di un omicidio.”, ha debuttato la sera dell’otto ottobre al Teatro Ghione di Roma per la regia di Antonello Avallone coinvolto anche nell’interpretazione del grande Lenny Bruce, le scene curate da Alessandro Chiti con la produzione della Compagnia delle Arti.
La storia narra la vita del grande Leonard Alfred Schneider , in arte Lenny Bruce, comico, cabarettista e autore teatrale satirico statunitense.
La sua carriera inizia negli anni ’50, si esibisce nel club notturni e i suoi interventi cinici, crudi e provocatori non passano inosservati.
E’ il 3 agosto 1966. Lenny è a terra morto, disteso sul pavimento del suo camerino, ucciso da un overdose. Con questa scena si apre lo spettacolo al pubblico, con il protagonista Antonello Avallone senza vita e la sua voce fuori campo che apre ogni curiosità sul fatto accaduto.
La comicità di Lenny è aperta, satirica e integra nei suoi testi politica, religione, sesso, volgarità che scatenano successo nelle serate diventando sempre più popolare.
La sua carriera prende il volo quando conosce e sposa Honey Harlow, divinamente interpretata da Giulia Di Quilio che ci regala una performance sensuale e raffinata con interventi di burlesque deliziosi. La famosa spogliarellista si esibisce nei locali dove lui lavora e si innamorano perdutamente ma nonostante il loro rapporto solido e vivace, li vediamo coinvolti in una serie disperata di continui tradimenti, di esperienze di droga condivise e tendenze omosessuali di lei che saranno decisive per la loro separazione.

Nel frattempo Lenny, con i suoi spettacoli, spesso improvvisati, sempre più comici, originali e imprevedibili nei suoi contenuti, conquista il favore del pubblico ma anche un nemico:
il procuratore distrettuale di Manhattan, Frank Hogan portato sul palco magistralmente dall’attore Riccardo Barbera, e l’arcivescovo di New York che per lo sconvolgimento che sta creando nell’opinione pubblica, vedono Lenny un pericolo per i principi etici e morali su cui è fondata le famiglia media americana e per le istituzioni che loro stessi rappresentano.
Ad affiancare Bruce c’è anche Giuseppe Renzo che veste i panni del suo timoroso ed impacciato manager e la temeraria Francesca Cati nel ruolo di Sugar proprietaria del locale.
Preziosi e stupendi gli interventi della cantante Flaminia Ferragotti che porta sul palco con intensità e passione brani che hanno fatto la storia regalando un’emozionante colonna sonora durante lo spettacolo.
Ad arricchire il tutto una scenografia spettacolare che in un attimo cambia veste, girando su se stessa, e ci porta dal palco del locale all’intimità del camerino passando per lo scaffale pieno di bottiglie del bar in sinergia con le luci avvolgenti di Manuel Molinu.

I costumi a cura di Red Bodò sono semplicemente stupendi , armoniosi, ogni dettaglio parla con i personaggi, la storia ed il pubblico.
Ipotesi di un omicidio preannuncia un fatto storico controverso. Infatti i suoi avversari cercheranno in tutti i modi di interrompere la sua carriera e l’ estrema soluzione che riusciranno a trovare sarà quella di farlo morire per una overdose da eroina.
Guardando lo spettacolo e prestando attenzione alle parole di Bruce riportate sul palco a noi oggi, ho pensato che purtroppo non c’è nulla di più diverso da allora. Tutto quello che dice nei suoi interventi sono così tristemente attuali.

Invito tutti a godere di questo spettacolo perché scalda il cuore oltre che la mente.
In scena fino al 9 ottobre ore 20.30 Teatro Ghione e dal 13 al 23 novembre al Teatro Nino Manfredi di Ostia.
Emanuela Serini
(foto di Monica Irma Ricci)
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