Il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, in aula alla Camera durante le comunicazioni in vista del prossimo Consiglio europeo, Roma 21 giugno 2017. ANSA/GIUSEPPE LAMI

Legge elettorale, Pd a Gentiloni: ‘Opportuna la fiducia’

Appello del Pd al premier Paolo Gentiloni perché valuti l’apposizione della fiducia sulla legge elettorale. Dopo la riunione di maggioranza, dice all’Ansa il capogruppo Pd alla Camera Ettore Rosato,  ho telefonato al premier Paolo Gentiloni riferendo che la valutazione della maggioranza sarebbe che è opportuna la fiducia perché il testo è frutto di un faticoso equilibrio tra maggioranza e opposizione e sottoporlo ai voti segreti metterebbe in difficoltà il complesso del testo. ‘Si scherza col fuoco’, è l’immediata replica al vetriolo di Mdp.

Immediata la replica degli altri partiti che hanno appoggiato il Rosatellum. ‘Non voteremo la fiducia ma diremo sì alla legge’, fa sapere la Lega. Forza Italia voterà sì alla legge, pur non partecipando, ovviamente, alla votazione sulla fiducia, fa sapere Renato Brunetta.

Per il Movimento cinque stelle se il governo dovesse porre la fiducia sul Rosatellum sarebbe un atto eversivo contro la democrazia, la libertà del voto e la sovranità dei cittadini. Il tutto con la complicità di Lega e Forza Italia che, sulla carta, sono all’opposizione, ma che fanno parte di questo grande e vergognoso inciucio contro i cittadini.

La fiducia è uno strumento regolamentare che noi utilizziamo contro un’altro strumento regolamentare, arcaico e assurdo, come il voto segreto. Che sia una fiducia tecnica lo dimostra la reazione di Fi e Lega, spiega poi Rosato tornando sulla questione in Trasatlantico.

Ma già capace di scatenare polemiche. Il più tempestivo altolà alla fiducia è arrivato da Giorgia Meloni, la sola leader del entrodestra contraria al Rosatellum bis. E ora è la più attiva nel denunciare quello che, ove mai la fiducia fosse posta, ha immediatamente bollato come  ‘indegno scandalo’. Se fosse vero, ha avvertito la Meloni, FdI-An non resterebbe a guardare. Ed in effetti, sottolinea ancora, non è mai accaduto che un governo imponesse al Parlamento, con il voto di fiducia, le regole alla base del confronto democratico. Ancora più grave, è la conclusione della Meloni, è che a farlo sarebbe un governo eterodiretto, figlio di una sconfitta referendaria, nato contro il potere degli italiani da un accordo di palazzo.

Sulle barricate, è noto,  anche il M5S: L’intento della legge,  dice il coordinatore Luigi Di Maio,  è farci piombare nel caos subito dopo il voto, per non garantire alcuna governabilità del Paese e favorire l’inciucio Berlusconi-Renzi. Un patto già siglato. È bene che gli elettori sappiano che, se passerà la legge, un voto a Renzi sarà un voto a Berlusconi e viceversa.

In linea teorica, quindi, i quattro partiti, a cui si aggiungono Svp, Des-Cd, Ci, Ala-Sc e Direzione Italia che sostengono il testo, non avrebbero problemi di numeri: i si potenziali sono 444 su 630.

Tuttavia il regolamento della Camera prevede che sui meccanismi che traducono i voti in seggi, si possa chiedere il voto segreto: bastano 20 deputati e Alfredo D’Attorre ha già detto che Mdp li chiederà.

Non lo farà M5s che in passato ha sempre criticato lo scrutinio segreto. La loro speranza è che in questo modo, specie tra i 283 deputati del Pd e i 58 di Fi, vi siano abbastanza defezioni da far saltare il banco, magari su un solo emendamento che rompa l’impianto del Rosatellum 2.0.

 

 

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