Gentiloni passa la prova del Def in Parlamento. Al Senato, 181 sì ai saldi e 164 alla risoluzione della maggioranza. ‘Un voto all’insegna di responsabilità e stabilità’, commenta il premier. Al primo via libera ha contribuito anche il Mdp, che invece non ha votato il documento del governo sul Def malgrado l’apertura sul superticket del ministro Padoan. In entrambe le votazioni 12 senatori di Ala hanno votato con la maggioranza. Via libera anche della Camera. A sinistra, Pisapia si smarca da D’Alema: ‘Lui divide, io voglio unire. Dovrebbe fare un passo di fianco’.
In entrambe le votazioni, quella sullo scostamento e quella sulla nota di aggiornamento, 12 senatori di Ala hanno votato insieme alla maggioranza a favore di entrambe i documenti. Per l’occasione è tornato a Palazzo Madama, dopo molto tempo, anche Denis Verdini. In assenza di Mdp, i voti di Ala e dei 6 che guardano a Giuliano Pisapia rischiano di essere determinanti per la maggioranza a Palazzo Madama.
Anche il senatore M5s Nicola Morra ha votato sì ma, a sua stessa detta, ‘per errore materiale’.
Intanto nella mattinata di ieri Giuliano Pisapia torna a sostenere la linea del dialogo e va inoltre all’attacco: ‘D’Alema sa perfettamente che io sono a disposizione di un progetto unitario e invece lui continua a fare dichiarazioni che dividono. Lui era favorevole che oggi non si votasse lo scostamento di bilancio che avrebbe portato all’ aumento dell’Iva. Io e altri abbiamo voluto fare un percorso diverso. Io sono dell’idea che chi non ha obiettivi personali potrebbe fare un passo di fianco, bisogna esser in grado di unire. E vale per lui come per me’.
In realtà, per quel poco che gli resta da vivere, il governo esce rafforzatissimo da un passaggio decisivo, la cui sapiente regia non è stata di Gentiloni, ma degli amici-nemici Renzi e Berlusconi. Il segretario democratico ha lavorato dietro le quinte per rendere ininfluenti le voci dei suoi nemici ben sapendo che avrebbe trovato terreno fertile in Parlamento poiché, come ironizza Gasparri, ‘nessuno vuole fermarsi prima del tempo, anche perché molti qui ci torneranno in gita scolastica’.
Ragion per cui quando tutto è compiuto l’ex premier gongola: ‘Mi pare ci sia una maggioranza amplissima anche senza Mdp’. Puntando ad avere le elezioni il più tardi possibile, il Cavaliere si è mosso sapientemente su quella palude composta da senatori oramai apolidi, che però guardano verso di lui per un’eventuale ricandidatura. Ha tenuto al riparo FI piazzandola sul ‘no’ assieme alle altre opposizioni in modo che non gli si potesse addebitare il salvataggio del governo.
A far da trait-d’union tra i due leader, è Denis Verdini, ovvero il deus ex machina del patto del Nazareno. Assenteista quasi cronico ma sempre presente negli appuntamenti che contano. ‘Non potevamo mancare’, sorride, ‘siamo tornati determinanti’. Normale ai tempi di Renzi, il soccorso di Ala, finita nel mirino di Mdp.