Lega. Inizia l’era Maroni, il Senatur lascia tra le lacrime

Dopo 21 anni finisce l’era di Umberto Bossi e nasce la Lega 2.0 di Roberto Maroni. L’ex ministro dell’Interno è stato eletto all’unanimità dal congresso federale nuovo segretario politico della Lega Nord. Il Senatur, per due decenni, padre dei lumbard esce di scena tra le lacrime citando la parabola del Re Salomone e del figlio conteso. Dal palco del pala congressi di Assago lascia ‘il bambino’ nelle mani di Bobo Maroni: “ora è tuo”, dice con la voce rotta dalla commozione al suo successore. E per il nuovo numero uno dei leghisti inizia subito in salita la sfida politica che lo attende. Il nuovo segretario assieme ai ‘barbari sognanti’ deve rimettere in piedi un partito sgretolato nelle urne elettorali e travolto dagli scandali giudiziari che hanno investito la famiglia Bossi e l’ex stato maggiore del partito. Lui non si tira in dietro, comprende il compito difficile che gli è stato assegnato e intende portarlo avanti mettendoci la faccia senza scorciatoie. In settimana Maroni nominerà la sua squadra, tre vicesegretari con un segretario vicario, un numero due che sarà del Veneto, che lo affiancherà “in questo difficile e complicato, ma affascinante e meraviglioso nuovo incarico”. E lancia subito un appello all’unità. “Stiamo tutti insieme statemi vicino perché ho bisogno di sentire il calore e la passione dei militanti, dei nostri meravigliosi militanti. Non c’è niente che valga di più nella Lega. Voi siete i nostri diamanti, la nostra ricchezza, la nostra forza e il nostro futuro”. E precisa, questa volta rivolgendosi ai deputati e senatori, che sarà “un segretario senza tutele, senza commissariamenti, senza ombre e con il coinvolgimento di tutti”. Roberto Maroni traccia le linee del suo ‘programma’ politico rivolgendosi soprattutto alla pancia leghista. Ribadisce che l’obiettivo finale della Lega, e quindi suo, resta l’indipendenza della Padania (“Finché ci sarò io non si toccherà”), e passa ad attaccare il governo di Mario Monti e la solita Roma ladrona. “Il primo obiettivo è commissariare il governo Monti senza possibilità di reintegro”. Agli ottomila militanti che affollano il palazzo dello sport di Assago, Maroni spiega di non essere contro l’Eurolandia. “Noi non siamo contro l’Europa e l’euro a condizione che si possa creare una nuova Europa con le regioni che nell’euro ci stanno, cioè la Padania e le altre regioni del mitteleuropa”. “Via da Roma se può essere la strada” e “via da Roma significa – ha spiegato Maroni – che del problema delle alleanze chi se ne frega, certamente non ci può esserenessuna alleanza con i partiti che sostengono il governo Monti. Vuol dire via dalle poltrone romane, fuori dalla Rai e da questi posti di potere che non ci hanno portato nulla”. Il neo segretario strizza l’occhio ai tradizionali sostenitori del Carroccio: piccole e medie imprese del nord Italia. E utilizza la sola arma che ha a disposizione: slogan antimeridionalisti. Oltre a bocciare ogni ipotesi di aiuti alla Fiat per Pomigliano, il nuovo numero uno della Lega ha chiesto “un sistema di protezione per le piccole imprese manifatturiere insidiate dai cinesi”. “Lo fanno Inghilterra e Stati Uniti, perché non noi?”, ha poi chiesto retoricamente Maroni.Una strategia questa che dovrebbe riportare la Lega, secondo le intenzioni dell’ex ministro dell’Interno, a “diventare il primo partito di tutte le regioni della Padania. Il nostro obiettivo è riconquistare il territorio e questa è la chiave del nostro successo e la nuova fase deve passare da qua. Non vorrei più – ha concluso – che fosse Monti a rappresentare la Padania in Europa”.

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