Le tele di Malacarne in mostra a Taormina

In un mare di luce. E’ questo il leit-motiv che fa da filo conduttore alla mostra di pittura di Claudio Malacarne che, organizzata dall’associazione “Arte&Cultura a Taormina” nell’ambito del progetto “Spazio al Sud”, si inaugura mercoledì 15 luglio nella splendore barocco dell’ex-chiesa del Carmine di Taormina. Un pittore di lungo corso e dalla notorietà internazionale che, appena 14enne, prende tavolozza, matita e pennelli per fermare su tela la sua visione delle cose, in una sperimentazione continua di mezzi e tecniche che la frequentazione dell’atelier del maestro Enrico Longfils affina ed alimenta nel tempo, traducendola in una rigorosità e padronanza del disegno, che, metabolizzato, è pronto a farsi da parte nel momento in cui la pittura prende il sopravvento, in un assolo da étoile. Ed è un’esplosione di colori, una apoteosi cromatica declinata come in un crescendo sinfonico in decine di sapienti variazioni che, piuttosto che confondersi e sovrapporsi caoticamente, si fanno festosamente spazio l’un l’altra in una sfrontata, raggiante, inusuale convivenza: insolitamente accostate a marcare ombre e rientranze appassionatamente dipinte di colore rosso, giallo e verde, blu intenso, viola e ciano, nero e turchese, alla distanza si rivelano chiaroscuri impensabili dall’audace e raffinatissima suggestione. Così, una sequenza continua di pennellate corpose di luminoso colore puro, stese col piglio sicuro e vigoroso di chi ha a lungo ricercato e molto imparato dalle cromaticità post-impressioniste di un Gauguin o di uno Chagall, dà vita sulle tele di Malacarne a rigogliosi giardini mediterranei, magici Eden ritrovati, che la luce abbacinante del Sud esalta in un trionfo di colori vistosi e potenti. Trasformati in nodosi tronchi d’albero, agavi succulenti e carnose, svettanti esotiche palme. La stessa luce accecante che si riflette nelle onde del mare, un mar Mediterraneo culla di Cultura e Civiltà ai tempi dei nostri Padri ed oggi tragico cimitero liquido per un’umanità migrante e disperata, che nulla ha più da perdere se non la vita stessa. Che non vale granché, in una società contemporanea cinicamente dominata dal primato del profitto e dalla dittatura dei mercati azionari. Così accade che a questo Mare dolente dei profughi, a questa distesa d’acqua che ha visto negletti e violati i suoi tradizionali valori di scambio di culture ed incrocio di popoli, il mantovano Malacarne, uomo del Nord dalla grande sensibilità umana oltre che artistica, dedichi nelle sue pagine ordite di tela un fiducioso inno, un augurale cantico fatto di speranza, affidata alla gioiosità tipica della fanciullezza. Così, attraverso le pennellate cariche d’espressività, l’artista restituisce alla distesa d’acqua il diritto alla levità e spensieratezza dei giochi di bimbi, felici di sguazzare nell’acqua trasparente. Corpi accennati, intravisti attraverso il liquido – madre da cui tutti noi proveniamo e di cui conserviamo ancestrale memoria; forme spezzettate e rifratte dai riflessi dell’acqua del mare che, impadronendosi di tutte le tonalità e le variazioni, si esibisce nei suoi smaglianti turchesi, nei suoi verdi, nei suoi blu. Una spalla, un paio di braccia, gambe che schiaffeggiano l’onda nel procedere del nuoto, ragazzini che giocano con gli spruzzi delle onde che si arrotolano arrendendosi alla riva, visi sorridenti espressioni di una serena “normalità” riconquistata … Il liquido-madre dal moto perenne si dona generosamente nelle mille sfaccettature rubate alla tavolozza dall’artista, illuminate e rese ancora più trasparenti dalla luce che domina tutto e tutto pervade. Un “mare di luce”, appunto, illustrata con l’accortezza e la sapienza di un maestro del tocco pittorico e con l’intelligenza e la raffinatezza di un artista che, nell’archetipo della “forma dell’acqua”, declinata in centinaia di bagliori, veicola metafore ed allegorie. Emozionando e coinvolgendo lo spettatore. Una quarantina di opere di diverso formato, tutte oli su tela di lino, con alcune dedicate a Taormina ed ai suoi scorci meno usuali, che raccontano della ricerca sulla luce di Claudio Malacarne, sarà protagonista della mostra – curata da MariaTeresa Papale.

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