Le democrazie occidentali si riformano creando equità

Nel 20016 le iniziative di riforma delle democrazie occidentali sono naufragate. Renderle interessanti ed eque agli occhi di chi vota è priorità assoluta.

Hanno provato a lanciare riforme per cambiare leggi e Istituzioni al fine di affrontare le sfide di questo secolo:economia, globalizzazione, immigrazione.Si sono scontrate con la rabbia e la delusione, sempre più crescenti,dei cittadini alimentate dalla diseguaglianza e dal terrorismo di alcune frange islamiche.Così gli inglesi hanno bocciato Cameron e i suoi tentativi di migliorare i rapporti con l’UE; in Italia invece hanno bocciato il tentativo di Renzi di riformare la Costituzione.Ai riformatori occidentali si stanno opponendo due alternative populiste molto diverse tra di loro. La prima è quella dei 5 Stelle, Podemos, Sanders,Che in modo diversamente rivoluzionari, propugnano una società nuova che spazzi via tutte le iniziative di riforma, giudicate inefficaci e frutto di volere di non meglio specificati poteri ed incapaci di rendere la società più giusta. secondo questi pseudo rivoluzionari l’attuale classe politica va spazzata via e sostituita con una nuova nascente dalla partecipazione diretta del popolo attraverso la Rete, le piazze e forme di auto aggregazioni che superano i partiti. Ovviamente, sarebbe grave ometterlo, ciascuno di essi si sente portatore di una superiorità etica e morale.L’altra alternativa è quella rappresentata dai nostalgici di un passato che difficilmente si riproporrà, intriso di nazionalismo,purezza etnica ed economia delle fabbriche. Ecco allora il nascere dei Le Pen, Salvini e per certi versi Trump. In questo scenario a dir poco allarmante ci chiediamo:’Qual’è il futuro dei riformisti italiani e quali le implicazioni per lo scenario politico del nuovo anno? L’unica strada da percorrere è legittimare le riforme e renderle eque e gradevoli agli occhi di chi vota. Il governo Renzi aveva puntato tutto sulla priorità del Paese: crescita economica e riduzione delle diseguaglianze e delle ingiustizie.Lo aveva fatto con il Jobs act che ha creato flessibilità nel mondo del lavoro riducendo la rigidità dell’art.18, consentendo alle imprese di assumere; poi con gli 80 euro ha ridotto le tasse consentendo una ripresa dei consumi e dell’economia in generale. Gli italiani hanno gradito queste riforme, mentre hanno mostrato la loro disapprovazione su quelle che si discostavano dal binomio crescita-abolizione delle diseguaglianze, come quella sulla buona scuola che ha scontentato docenti e studenti. Questo insegna che bisogna restare fermi sulle riforme urgenti per la crescita economica e la riduzione delle diseguaglianze, riduzione delle tasse, lotta all’evasione fiscale, deburocratizzazione, riforma della giustizia civile e penale. Per realizzare ciò occorre una squadra di ministri all’altezza del compito ben amalgamata e coesa in vista dell’obiettivo finale.

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