Landini e Coalizione Sociale

Coalizione Sociale di Maurizio Landini ha mosso i primi passi ieri con la giornata di apertura dell’assemblea nazionale al centro congressi Frentani a Roma. La partenza come desiderato dal segretario Fiom è stata ‘dal basso’. Il partire ‘dal basso’ mi ricorda il leitmotiv usato da Renato Accorinti per diventare sindaco di Messina. Magliette “free tibet” e scalzo, a conti fatti con la amministrazione Accorinti Messina è restata nel basso. Maurizio Landini questo appuntamento di due giorni lo ha promosso insieme alla Fiom e a decine di sigle della più varia natura e matrice. Landini preferisce parlare di ‘percorso’ che, allo stato, nessuno può prevedere quanto sarà lungo. Quando si parla di sigle della più varia natura si parla di Arci, di centri sociali, di Legambiente e di associazioni e gruppi di professionisti composti da avvocati, notai e lavoratori autonomi con partita Iva. Punto fermo è capire se il seme piantato da decine di associazioni, coordinamenti, comitati, cartelli, donne e uomini, giovani o meno giovani, che provano quotidianamente a dare una risposta diretta, sul territorio e nella società, all’incombere della crisi economica, all’arretramento dei diritti, del lavoro, dell’istruzione, della salute e del welfare, al degrado dell’ambiente e delle città possa far crescere un albero che fruttifichi. Coalizione Sociale diventerà un partito? Maurizio Landini lo esclude visto che, a suo dire, Coalizione Sociale nasce fuori dai partiti per ricostruire la politica. “Non mi faccio ingabbiare dal partito. Coalizione Sociale inizia un percorso che vuole essere democratico al massimo. Le presenze di questi giorni dimostrano che il bene del Paese si fa cercando di unire ciò che Renzi e il suo governo divide”, chiosa Landini che oggi chiarirà il tutto nel suo intervento di chiusura. L’idea è fare un’altra assemblea a settembre-ottobre con una verifica per stabilire se c’è lo spazio per lavorare su una ‘griglia di temi’ di primario interesse di un mondo che mette insieme una moltitudine di istanze diverse e nei campi d’azione più differenti. Si pensa al referendum come strumento di democrazia diretta e di espressione non mediata dell’orientamento popolare. Non uno solo, piuttosto un pacchetto di 3-4 o 5 quesiti insieme, in maniera che abbiano un effetto ‘moltiplicatore’ nella partecipazione e garantiscano il raggiungimento del quorum di proposte di legge di iniziativa popolare. Due temi sono stati individuati e sono quelli del Jobs act e della riforma della scuola. E’ previsto per oggi un intervento di Stefano Rodotà. Molti politici si sono affacciati ieri tra deputati ed europarlamentari. Giorgio Aurado, deputato di Sel: “Siamo qui per ascoltare, perché non si ricostruisce la politica attraverso i ceti, ma è con il radicamento sociale che si risponde ai problemi dei cittadini che il governo non risolve più”.

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