Lampedusa, Lega accusa Kyenge. La ministra: “Dal Carroccio offese alle vittime”

La tragedia di Lampedusa apre un nuovo dibattito tra politici. A poche ore da quella che è stata definita come una delle più grandi stragi dell’umanità, si cercano i responsabili e il Carroccio punta, anche in quest’occasione il dito contro il ministro per l’Integrazione Cécile Kyenge e della presidente della Camera, Laura Boldrini: “La responsabilità morale della strage che sta avvenendo nelle acque di Lampedusa è tutta della coppia Boldrini-Kyenge”, ha dichiarato in una nota Gianluca Pini, vicepresidente del gruppo Lega Nord a Montecitorio. Dura la replica della Kyenge: “Imputare la responsabilità morale di quanto sia avvenuto a me e alla presidente della Camera, Laura Boldrini, come ha dichiarato Gianluca Pini della Lega nord, è non solo offensivo verso di noi ma lo è per le vittime, per la coscienza dei cittadini italiani, degli abitanti dei paesi che più si stanno adoperando per dare sostegno ai profughi e che segnano un punto di non ritorno tra me e questa forza politica”. Parlando in conferenza stampa, la ministra ha inoltre spiegato che “ognuno deve cercare di dare una soluzione e non fomentare preoccupazione e paura: bisogna creare politiche di convivenza, di dialogo e tutti abbiamo la responsabilità di lavorare in questo senso”. Con la Lega, ha proseguito, “non intendo continuare una contrapposizione sterile: in questo momento la priorità è un’altra: il primo pensiero va alle vittime di questa tragedia umana”.

Commentando quanto è avvenuto oggi a Lampedusa, dove decine di migranti sono morti per un incendio su un barcone, la ministra ha detto che è necessario “rivedere le norme sull’immigrazione”, perché “la legge deve cercare di rispondere a questo fenomeno naturale”.

Bisogna “dare risposte al fatto che il Consiglio d’Europa, ancora una volta, ha giudicato sbagliate le nostre politiche sui flussi migratori verso il nostro Paese” Quella di oggi a Lampedusa, ha sottolineato, è “un’immane tragedia che ci mette tutti davanti alla necessità di affrontare in maniera radicale il drammatico problema dei migranti in fuga dai paesi in guerra”.

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