La sterilizzazione senza chirurgia

Tutti gli interventi di ‘sterilizzazione femminile’hanno come obiettivo quello di determinare in chi lo richiede una condizione di sterilità attraverso l’ostruzione delle tube di Falloppio. Per evitare che gli spermatozoi maschili possano unirsi all’ovocito della donna e produrre una gravidanza. Le tube di Falloppio siano due organi a forma di ‘gallerie’ che collegano le ovaie all’utero. In esse si realizza l’unione dell’ovulo uscito dall’ovaio con il seme maschile (spermatozoi) depositato nella vagina e risalito lungo l’interno dell’utero. Se entrambe le tube vengono chiuse, questo incontro, o fecondazione, non può avvenire. La chiusura delle tube si può fare ‘da sopra’, passando attraverso la parete dell’addome o ‘da sotto’, attraverso la vagina e l’utero. Attraverso la parete addominale le tube possono essere raggiunte in diversi modi nel corso di un intervento chirurgico eseguito, quasi sempre in anestesia generale o spinale. Un intervento fatto appositamente e che può essere eseguito in anestesia generale o in anestesia locale, che apre la parete addominale attraverso un taglio più piccolo (4-6 cm. minilaparotomia) eseguito poco sopra il pube . Attraverso un apparecchio, laparoscopio, che consente al chirurgo di vedere dentro l’addome e di operare senza entrare direttamente con le mani nell’addome. Questa tecnica, che può essere impiegata sia in anestesia generale che in anestesia locale, permette di raggiungere ed operare le tube attraverso due piccoli tagli sulla parete addominale: uno sulla parte inferiore dell’ombelico ed il secondo poco sopra il pube. Per via vaginale ed attraverso la cavità dell’utero, senza anestesia, si raggiunge lo sbocco delle tube in utero con un sottile strumento, “isteroscopio”, del diametro di 4-5 mm. che permette di guidare al loro interno un dispositivo che le “sigilla”. All’inizio del millennio è arrivato sul mercato, prima in Europa poi negli Stati Uniti la prima tecnica in grado di inibire definitivamente la fertilità femminile senza la necessità di ricorrere al bisturi.  Un piccolo dispositivo che, depositato in una decina di minuti nelle tube di Falloppio, è in grado di chiuderle e impedire il passaggio degli spermatozoi, conosciuta come la procedura ‘Essure’ che, benché risparmi gli effetti collaterali della chirurgia, non è esente da rischi. Lo ricorda uno studio pubblicato sul British Medical Journal, che ha confrontato i dati di circa 8 mila donne sottoposte a un intervento di sterilizzazione con la nuova tecnica con quelli di oltre 40 mila che avevano effettuato l’intervento tradizionale in laparoscopia. Sembrerà strano, ma ancora oggi, nonostante le innumerevoli tecniche contraccettive a disposizione, la sterilizzazione femminile è uno dei metodi di contraccezione più impiegati al mondo e si stima che soltanto negli Stati Uniti vi abbiano fatto ricorso 10 milioni di donne. Con il dispositivo Essure, che non è l’unico, l’operazione chirurgica con il suo carico di anestesia, dolore, effetti collaterali, cicatrici è diventata non necessaria. Il suo utilizzo, ha rilevato lo studio pubblicato sul Bmj è in costante aumento e se nel 2005 vi ricorreva appena lo 0,6 per cento delle donne che si sottoponevano a sterilizzazione, nel 2013 erano già diventate il 25,9 per cento.  Tuttavia, le donne che ricorrono alla nuova tecnica hanno un rischio dieci volte più alto di finire nuovamente sotto le mani del chirurgo. Non sono però chiare le ragioni per cui sia necessario intervenire nuovamente. In un piccolo campione di pazienti operate nei primi mesi del 2013 i ricercatori hanno riscontrato segnalazioni relative soprattutto a dolore, sanguinamento e perforazioni.

Clementina Viscardi

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