La speranza della tregua

Domani   a Montreux in  Svizzera si incontreranno i rappresentanti di circa 30 paesi per dare corso a   colloqui preliminari sulla conferenza di pace sulla Siria che inizierà successivamente  a Ginevra. La conferenza di pace, chiamata Ginevra II in continuità con quella tenuta nel 2012, ha l’obiettivo di stabilire una qualche forma di tregua in Siria, dopo oltre due anni di guerra civile, e di istituire un organo di governo provvisorio che sia accettato dall’opposizione e dal regime del presidente siriano Bashar al Assad. L’incontro tra le delegazioni del governo siriano ed i ribelli,  il primo dall’inizio della guerra in Siria, nel marzo 2011, si terrà infatti il   24 gennaio. Un   eventuale accordo sarà mediato da un inviato speciale delle Nazioni Unite, Lakhdar Brahimi. C’è da dire che si attendono da questo vertice risultati molto modesti. Domenica scorsa il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha annunciato di avere invitato a partecipare alla conferenza anche l’Iran, il più importante alleato del regime di Bashar al Assad, che da diversi mesi sostiene direttamente e indirettamente gli sforzi militari dell’esercito governativo siriano,  mandando armi ed appoggiando il coinvolgimento della milizia sciita libanese Hezbollah nella guerra a fianco di Assad. La proposta di Ban Ki-moon è stata molto criticata sia dai ribelli siriani che dal governo degli Stati Uniti. Il portavoce della Coalizione Nazionale Siriana (CNS), unico gruppo di opposizione non militare riconosciuto come legittimo dall’Occidente, ha scritto in un tweet che la CNS “ritirerà la sua partecipazione a Ginevra II a meno che Ban Ki-moon non riveda l’invito nei confronti dell’Iran”. Il New York Times ha scritto che: “l’inclusione dell’Iran potrebbe trasformare i colloqui di pace sulla Siria in un’occasione per intensificare i conflitti in Medio Oriente”.  Ban Ki-moon ha poi ritirato l’invito all’Iran a partecipare alla conferenza di pace e questo è accaduto perché  l’ambasciatore iraniano all’ONU aveva chiarito che il suo paese non aveva alcuna intenzione di accettare alcuni  punti della road map,  come ad esempio  l’istituzione di un organo di governo provvisorio deciso di comune accordo tra governo e opposizioni siriane. Ci si potrà aspettare quindi dalla conferenza che al massimo in alcune parti del territorio siriano si aprano le porte agli aiuti umanitari internazionali.   Le posizioni tra le  parti sono enormemente distanti e divaricate visto che per le opposizioni è conditio sine qua non che Assad si dimetta non restando al potere. Le opposizione inoltre hanno al loro interno delle spaccature, visto che anche la partecipazione a Ginevra è stata oggetto di serrato dibattito. A Ginevra sarà presente anche una delegazione dell’Esercito Libero Siriano, la forza militare di opposizione più moderata e sostenuta dall’Occidente, e una delegazione che rappresenta il Consiglio Nazionale Curdo, uno dei due principali blocchi politici di curdi in Siria, mentre  il Partito di Unione Democratica è rimasto escluso accusando l’Occidente di questa eslusione. Lo stesso vale per gli islamisti estremisti che hanno apertamente rifiutato di partecipare alla conferenza che per questi motivi   nasce praticamente zoppa. E’ stato fatto notare che un eventuale accordo tra le opposizioni moderate ed il governo di Assad non darebbe risultati perché i ribelli estremisti combatterebbero fino, come dicevo prima, alla caduta di Assad. Lo scontro tra i ribelli e le forze fedeli al dittatore Bashar al Assad è ha già causato più di centomila morti e due milioni di profughi. In pratica le  città  sono sotto assedio e solo dopo tre anni e un enorme bagno di sangue si è arrivati a questo vertice. Bambini  massacrati, decine di migliaia di persone sparite nel nulla, intere città bombardate fino a divenire macerie insieme a 10 milioni di uomini e donne che stati  cacciati dalle loro case.  Ora, finalmente, le fazioni iniziano a dialogare, ma a meno che non si pretenda che si ascolti la tragedia umana causata dal conflitto, si finirebbe a  parlare solo di dispute geopolitiche,  ignorando soluzioni reali per fermare questo orrore.  Sia chiaro che parliamo di una guerra contro i civili visto che sono state lanciate armi chimiche e negati i permessi per fare entrare in  Siria scorte di cibo. Mentre questo è accaduto due potenze del Medio Oriente, come Iran ed Arabia Saudita hanno fortemente supportato Assad. Queste nazioni, in pratica,  hanno trasformato una rivoluzione pacifica e popolare in una guerra da incubo di cui sono stati burattinai e che hanno dato in mano alle frange più radicali. Il vertice di domani, a conti fatti, è l’unica speranza per porre fine a questa disperazione con un accordo di tregua.

Roberto Cristiano

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