La sinistra torna alla carica con la Patrimoniale. Tajani: ‘Fino a quando FI sarà al governo non ci sarà alcuna patrimoniale’

La confederazione internazionale di organizzazioni non profit,  che si dedicano alla riduzione della povertà globale,  ha fatto un passo ulteriore organizzando un convegno – ospite il premio Nobel Joseph Stiglitz – dedicato al ruolo dei sistemi fiscali nella lotta alla povertà e alle disuguaglianze.

I partiti di centrosinistra si sono riuniti per elaborare la solita e abituale tassazione meglio nota come patrimoniale,  che è stata pensata, proposta ed elaborata nella sede dell’istituto Treccani da Oxfam (che nell’ultimo rapporto ha evidenziato che la ricchezza dei Paperoni cresce a velocità tripla, mentre in 3,5 miliardi vivono con meno di 6,85 dollari al giorno).

All’evento hanno partecipato anche i tre leader dell’opposizione che hanno trovato un minimo comune denominatore sull’eterna chimera della patrimoniale, raccogliendo l’assist che è stato calciato da Andrea Roventini, docente al Sant’Anna, in passato vicino ai pentastellati, con  Elly Schlein, che lo ha impostato a livello europeo, e da Giuseppe Conte, che la ha sostenuta, visto che la patrimoniale «va fatta a livello globale o quantomeno europeo, è un problema non solo di equità fiscale, ma di qualità della democrazia». Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana, ha proposto di cominciare dall’Italia, frenando la fuga dei capitali con un sistema che preveda la tassazione «negli anni successivi, anche nel momento in cui i capitali sono usciti» dai confini. «Dobbiamo lavorare a un’alleanza globale sul terreno della tassazione dei super ricchi. Ma c’è anche una questione che riguarda noi in Italia – ha spiegato Fratoianni -. Credo che sia arrivato il momento dell’imposizione patrimoniale sulle grandi ricchezze. La nostra capacità di indicare una radicale alternativa diventa un terreno su cui si gioca – ha aggiunto -, senza il coraggio di un’alternativa la partita è persa».

Ma, come è ovvio che sia, la tassa sui patrimoni è ben invisa alla visione del governo. «La sinistra pensa sempre alle tasse – ha replicato il vicepremier Antonio Tajani -. Fino a quando FI sarà al governo non ci sarà alcuna patrimoniale. Noi siamo per ridurre la pressione fiscale. Questa è una priorità per tutelare il ceto medio».

Alla rottamazione, FI «non è contraria se ci sono i mezzi, però è una tantum», ha ripetuto Tajani. E alle cartelle esattoriali Matteo Salvini ha ricordato che «ci sono più di 170 milioni di cartelle, ma quasi la metà riguarda debiti fino a mille euro e solo l’1,3% cifre superiori a mezzo milione. I dati dell’Agenzia delle Entrate confermano che per inseguire le multe (47,6% delle pratiche, ma 0,9% dell’importo potenzialmente incassabile) si trascurano i grandi evasori. Avanti tutta con la pace fiscale, su questo intendiamo confrontarci in tempi rapidi con gli alleati».

La sinistra rievoca la super tassa nello stesso momento in cui all’interno della maggioranza di governo si discute su come aiutare i cittadini a pagare le cartelle esattoriali arretrate che non sono riusciti a saldare.
La patrimoniale Ue è stata riproposta dal leader di Avs Nicola Fratoianni: «La patrimoniale è una misura giusta, sacrosanta, utile di fronte a fenomeni di diseguaglianza. Continuiamo a pensare che sia urgente una patrimoniale sulle grandi ricchezze». Annunciando contestualmente di aver già «presentato emendamenti e proposte di legge. Esistono sistemi e strumenti in grado di controllare la fuga dei capitali all’estero, tema che di solito viene usato contro questa opzione. In ogni caso il tema della redistribuzione della ricchezza non può essere più eluso».

Pronti a raccogliere l’invito lanciato da Fratoianni – anche se con sfumature diverse – Conte e Schlein. Per il leader 5S bisogna «rafforzare i presidi di democrazia prima di rafforzare le politiche fiscali. C’è una iniquità di fondo del sistema ma non serve dire che serve una tassa, dobbiamo spiegare come si sta formando questa ricchezza» – ha detto Giuseppe Conte al dibattito sul fisco alla Treccani: «Dobbiamo lavorare a livello globale per introdurre forme di tassazione per contrastare le forme di capitalismo parassitario in modo intelligente» – per la segretaria del Pd «non è un tabù un intervento sui grandi patrimoni, una tassazione sui super ricchi come ha proposto Lula lo scorso anno. Ma va fatto almeno a livello europeo, perché con la volatilità del capitale è più efficace. Noi siamo aperti a discutere».

Per Fratoianni una patrimoniale sarebbe una misura «sacrosanta». Per Conte una tassa «intelligente». E per Elly Schlein di sicuro non è un tabù. Quello che non è chiaro è quanto un’eventuale patrimoniale potrebbe far perdere in termini di investimenti in Europa e dunque di tasse da pagare. Tajani sul punto ha ribadito: «Le tasse le devono pagare i giganti del web, questo sì. Le devono pagare come gli altri», confermando al tempo stesso che comunque «finché noi saremo al governo non ci sarà alcuna patrimoniale per gli italiani».

Deborah Bergamini, vice segretario nazionale di Forza Italia, commenta: «L’aspirante campo largo ha rispolverato la sua formula magica preferita: più tasse. Pur tra sfumature diverse, la ricetta che accomuna le forze della sinistra è sempre la stessa: illudersi di ridurre le disuguaglianze attraverso politiche fiscali aggressive che deprimono l’economia e finiscono per aumentare, invece che ricomporre, il conflitto sociale. Per noi, al contrario, è inconcepibile qualsiasi proposta di patrimoniale o di iniziativa dirigista volta a mortificare e mostrificare l’imprenditorialità e i legittimi guadagni Le condizioni dei cittadini si migliorano con più riforme per più opportunità, non con la demagogia».

Il quotidiano Libero ricorda: «oltre al centrodestra c’è un precedente che fa tirare un sospiro a chi non sta con il partito delle tasse. Un progetto di patrimoniale a livello europeo era stato presentato al parlamento Ue nel 2023. L’emendamento al bilancio comunitario, presentato dalla Sinistra all’europarlamento, però, venne bocciato. Figuriamoci come potrebbe andare oggi con un parlamento frammentato e con una maggioranza appesa a un filo».

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