Nella puntata di domenica 8 ottobre, il programma d’inchiesta ha ricostruito l’ascesa della famiglia La Russa e in particolare del padre del presidente del Senato, Antonino, dall’inizio della sua carriera politica come segretario della sezione del partito fascista a Paternò fino alla militanza come parlamentare nelle file dell’Msi.
La trasmissione condotta da Sigrfido Ranucci ha acceso i riflettori sui rapporti tra il capostipite e il compaesano uomo d’affari Michelangelo Virgillitto, una figura controversa del mondo della finanza che negli anni ’50 offrì a Nino La Russa il ruolo da vicepresidente della Liquigas.
Nell’inchiesta ‘Report’ ha interpellato l’ex colonnello della direzione investigativa antimafia e dei Ros Michele Riccio, il quale ha riportato le dichiarazioni fatte da un capomafia dell’epoca, Luigi Ilardo: stando a quanto rivelato all’ex carabiniere dall’uomo di Cosa nostra, nel 1994 il clan di Caltanissetta avrebbe dato indicazioni di voto nella Sicilia Orientale a favore di Antonino La Russa e di suo figlio Vincenzo.
La ricostruzione è precisa, l’impianto di fake news smontato punto per punto dal presidente del Senato La Russa, che ha dato mandato ai suoi legali di presentare querele per diffamazione aggravata nei confronti di giornali e media che hanno pubblicato e diffuso stralci di accuse inverosimili e senza aver compiuto alcuna doverosa verifica. Stralci di accuse fornite loro dalla stessa trasmissione condotta da Sigfrido Ranucci“.
“Va subito affermato che dopo quasi due mesi di costose ricerche e di troupe sguinzagliate in varie regioni d’Italia, non avendo potuto trovare nemmeno un briciolo di attività non solo illegali ma anche solo inopportune del Presidente La Russa, Ranucci e i suoi compagni hanno optato per cercare disperatamente di infangare suo padre e la sua famiglia – ed è questo l’aspetto che più fa infuriare il Presidente del Senato – con ricostruzioni del tutto difformi dalla verità e gravemente lesive dell’onore di chi, a cominciare dal defunto Antonino La Russa che oggi avrebbe 110 anni, in vita sua mai è stato oggetto neanche di un avviso di garanzia per qualsivoglia ragione”.
“In particolare, Report ‘accusa’ quest’ultimo di essere stato dopo il 1956 vicepresidente della Liquigas, società di quel finanziere Michelangelo Virgillito (tuttora osannato come benefattore della Chiesa e che mai ha avuto problemi giudiziari) che la trasmissione di Ranucci falsamente accusa per un episodio risalente al 1938. Ben 18 anni prima che il padre del Presidente La Russa lo conoscesse. Sempre Report riferisce di una accusa di uno sconosciuto pentito, o perlomeno a noi sconosciuto, secondo il quale nel 1994 il senatore Antonino La Russa avrebbe insieme al figlio Vincenzo, chiesto voti in ambienti criminali a favore di… Forza Italia!”,
La circostanza già di per sé falsa e calunniosa -prosegue il portavoce di La Russa- appare peraltro impossibile alla luce del fatto che da anni Antonino La Russa non era più candidato e il figlio Vincenzo (peraltro mai appoggiato elettoralmente dai familiari) era candidato non con Forza Italia bensì con l’Udc di Casini. E quel che più conta è che mai tale circostanza ha avuto alcun seguito giudiziario, anche minimo, né mai è stata contestata agli interessati che l’hanno potuta leggere solo su un “giornaletto” all’epoca dei fatti”.
“Sulle altre accuse, dai call center agli eletti di Paternò, fino ai rapporti con un socio di un piccolo bar comprato per aiutare il barista, ancora più facilmente si potrà far rendere conto in sede penale a tutti i divulgatori e ai calunniatori seriali. A cominciare da Report stessa.
Il presidente del Senato imputa alla trasmissione di Sigrfido Ranucci su Rai 3 di aver “diffuso stralci di accuse inverosimili” sulla sua famiglia, tirata in ballo in un’inchiesta dal titolo ‘La Russa Dinasty’. Attraverso una nota diffusa già prima della messa in onda della puntata, l’esponente di vertice di Fratelli d’Italia promette di portare in tribunale il programma d’inchiesta e tutti i media che riportassero le notizie contenute nel reportage.