epa06063373 French President Emmanuel Macron walks through the Galerie des Bustes (Busts Gallery) to access the Versailles Palace's hemicycle were he gathered French parliamentarians and senators in order to deliver the main outlines of his policy in Versailles near Paris, France, 03 July 2017. The gathering takes place the day before French Prime Minister Edouard Philippe's general policy speech at the French Parliament. EPA/ETIENNE LAURENT/POOL MAXPPP OUT

La rielezione di Macron e il tripudio dei politici italiani

Il presidente uscente della Repubblica Emmanuel Macron ha raddoppiato il suo mandato battendo col 58 per cento dei voti contro il quasi 42 Marine Le Pen.

Con Macron ha vinto l’Europa, come hanno titolato giustamente La Stampa e altri giornali favorevoli al pur faticoso processo d’integrazione del vecchio continente. Dove si parlano invece troppe lingue e si coltivano interessi troppo diversi.

Il primo in Italia, ma forse anche in Europa, ad esultare per la vittoria di Macron è stato dal suo ritiro forzato in Umbria il presidente del Consiglio Mario Draghi con un comunicato sulla “splendida notizia” arrivata da Parigi. La sintonia fra i due è nota, peraltro rafforzata dall’intesa bilaterale firmata solennemente al Quirinale dopo anni di preparazione, e quindi nella piena consapevolezza della sua portata.

Resta chiaro che il  primo viaggio del confermato presidente della Francia sarà a Berlino, non a Roma. Dove peraltro Macron non potrebbe fisicamente incontrarsi ancora con Draghi contagiato dal Covid, ma è comunque impegnato ad organizzare le sue imminenti visite a Biden, negli Stati Uniti, e a Zelensky in Ucraina, con buona pace del predecessore e ora presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte, critico dell’”oltranzismo atlantico” e degli aiuti militari italiani a Kiev. Ma costretto comunque – sempre Conte – per ragioni di decenza ad espellere dal quasi partito che guida il presidente della commissione Esteri del Senato Vito Rosario Petrocelli. Che ha adottato nelle sue comunicazioni elettroniche la Z dei carri armati russi in Ucraina.

Da Letta a Renzi, passando per la Boldrini e persino per Conte, parlano del rieletto presidente francese come gli adolescenti parlano dei loro idoli musicali. Con un’emozione quasi adolescenziale, che sa di commedia.  Tentano di dare una lettura a senso unico, allargano il discorso all’Italia, pur sapendo che la situazione, qui da noi, è molto diversa. In sostanza, fanno i furbetti, per dare in pasto agli elettori che la vittoria  di Macron è anche una loro vittoria. Paradossale e patetico.

«Oggi Francia e Slovenia sconfiggono il nazionalismo populista. Tocca a noi l’anno prossimo, uniti e determinati», ha scritto su Twitter il leader del Pd Enrico Letta. Incalza Matteo Renzi: «Una vittoria schiacciante, una bellissima pagina di speranza per la Francia e l’Europa. Orgogliosi di stare con lui fin dall’inizio». Per Renzi il “voto francese deve far riflettere i leader italiani. Il riferimento, dice in un’intervista al Giornale, va «innanzitutto a Enrico Letta e Silvio Berluscon

Poi arrivano le parole di Giuseppe Conte. «Congratulazioni e buon lavoro al presidente Emmanuel Macron per la riconferma alla guida della Francia. Le sfide sono molteplici ed è importante che non abbia vinto una destra di ispirazione xenofoba, che specula sui problemi senza essere capace di offrire soluzioni adeguate».

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