La Repubblica di Cernobbio. Riforme e programmi a cura di banchieri e tecnocrati

In sessant’anni si è passati da una primordiale idea di un’Europa dei Popoli ad una prefigurata dai repubblichini di Cernobbio in cui del popolo se ne può fare a meno. Secondo i cernobbini il male dei mali sta diventando la sovranità popolare che è alla base della democrazia. Povero Tocqeville! Si sta rivoltando nella tomba. Quindi, secondo tutti questi grandi soloni, il male dell’Europa comunitaria non risiede nella sua cattiva costruzione, nè nella sua storica e cronica incapacità di concorrere sui mercati e difendere all’occorrenza i suoi stati membri da eventuali fallimenti, nè nella sua mancanza di legittimità democratica ma, come ha detto senza mezzi termini il nostro Premier, nel populismo. Ma che cos’è questo termine tanto temuto dai Repubblichini di Cernobbio? E’ la protesta popolare di un paese affamato e stremato da politiche economiche che perseguono gli’interessi di pochi a danno di molti. Ma chi sono questi pochi se non i cosiddetti poteri forti i cui rappresentanti “visibili” si sono riuniti a Cernobbio ed ai quali il nostro Premier, suo malgrado, deve far capo. Da questa riunione emerge che bisogna prepararsi per salvare gli stati membri dell’Unione da una nuova crociata contro il popolo infedele e confidando “sull’ignoranza” dello stesso e,  sull’incapacità di gran parte dei suoi rappresentanti in Parlamento, bisogna lasciare alla guida del Paese chi non è stato legittimato dalla volontà popolare, qualunque dovesse essere il responso delle urne. La cosa che più sorprende è l’atteggiamento di alcuni partiti che hanno applaudito all’idea con la recondita speranza di trovare un posto in Parlamento. Questi stessi partiti dovrebbero chiedere agli elettori il voto per andare a legittimare poteri completamente avulsi dalla volontà popolare. Ma il loro ci sembra un inutile affanno perchè, come più  volte il Capo dello Stato ha ribadito, se si dovesse procedere al varo di una seria legge elettorale, molti di questi partiti spariranno. Si ripropone, con qualche variante, la situazione del 1992. Allora caro Prof  Monti per la sua grande professionalità dimostrata nel gestire il Governo di questo Paese, per l’abilità dimostrata in politica estera, nell’essere riuscito a ridare credibilità allo stesso all’interno dello scacchiere europeo ed internazionale, non nasconda adesso i suoi timori e le sue perplessità per non essere riuscito, nonostante i grandi sforzi profusi, a varare delle riforme che consentano all’Italia di voltar pagina e liberarsi dal timore di un imminente fallimento. Non ascolti coloro che fanno finta di acclamarla e come faceva Cincinnate nella Roma repubblicana, quando aveva assolto ai suoi doveri verso la patria si ritirava a vita privata. Del resto proporsi alla guida del prossimo esecutivo dopo le politiche di primavera presuppone una sua candidatura, da lei apertamente avversata da sempre, a meno che i repubblichini di Cernobbio non hanno pensato ad un nuovo Monti, politico ed a capo di una coalizione, s’intende espressione dei loro apparati ed avversari estremi del populismo e/o popolo.

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