La Procura di Madrid ha chiesto un mandato di arresto europeo nei confronti di Puigdemont

La Procura di Madrid ha chiesto oggi l’arresto senza la condizionale degli ex consiglieri del governo catalano e anche di spiccare un mandato di arresto europeo nei confronti di Puigdemont e degli altri consiglieri Antoni Comín, Meritxell Serret, Lluís Puig e Clara Ponsatí, che non si sono presentati all’interrogatorio, restando a Bruxelles dove si trovano da lunedì sera.

Nel documento di richiesta del mandato di arresto europeo, inviato dalla procura spagnola alla magistrata che si occupa dell’indagine, si sottolinea che ci sono stati ripetuti tentativi di consegnare la citazione nei domicili delle persona chiamate a comparire così come ripetute telefonate, tutti ignorati. Inoltre, si osserva che l’ex presidente catalano ha dichiarato pubblicamente la sua intenzione a non comparire, e che ha chiesto di essere interrogato in videoconferenza, e lo stesso hanno fatto i consiglieri Comín e Serret.

Su richiesta degli avvocati difensori il giudice Pablo Llarena ha accettato di rinviare al 9 novembre, alle 9.30, l’interrogatorio della presidente del ‘Parlament’ catalano, Carme Forcadell, e di altri cinque parlamentari. Il giudice ha accettato la richiesta dei legali di avere più tempo per preparare la loro difesa, in quanto le notifiche sono state ricevute solo due giorni fa.

Il presidente della Corte suprema spagnola, Carlos Lesmes, ha confermato che Puigdemont rischia l’arresto nel caso in cui non si presenti in tribunale. Quando qualcuno non si presenta dopo essere stato citato da un giudice per testimoniare, in Spagna o in qualsiasi altro Paese europeo, di solito si emette un ordine di arresto,  ha sottolineato.

Il mandato di arresto europeo, previsto da una direttiva europea del 2002, costituisce la prima concretizzazione nel settore del diritto penale del principio di mutuo riconoscimento, semplificando e accelerando l’estradizione di un indagato tra due Paesi membri dell’Unione europea.

Le caratteristiche principali della procedura risiedono nel fatto che le autorità giudiziarie cooperano direttamente senza la necessità di passare per una valutazione da parte dell’esecutivo, tipica dei casi tradizionali di estradizione. In altre parole, le decisioni sono esclusivamente giudiziarie, senza alcuna influenza politica.

Per 32 categorie di reati si deroga al principio della cosiddetta ‘doppia incriminazione’, ovvero l’atto non deve essere considerato un reato in entrambi i Paesi. L’unico requisito è che sia punito con pene detentive di almeno tre anni nel Paese di esecuzione.

Il mandato semplifica le procedure e la documentazione da presentare mediante la creazione di un unico documento e prevede scadenze brevissime per l’adozione della decisione sulla consegna.

Prevede inoltre il superamento del divieto di estradizione di cittadini contemplato da diverse Costituzioni, per cui se la persona oggetto del mandato d’arresto europeo ai fini dell’azione penale è cittadino o residente dello Stato membro di esecuzione, la consegna non può essere rifiutata, ma può essere subordinata alla condizione che la persona, dopo essere stata ascoltata, sia rinviata nello Stato membro di esecuzione per scontarvi la pena o la misura di sicurezza eventualmente pronunciata nello Stato membro emittente.

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