La minoranza dem chiede un cambio di passo nell’azione di governo

Minoranza Pd all’attacco dopo l’esito dei ballottaggi e in vista della riunione della direzione Dem,   prevista per oggi e rinviata alla prossima settimana. ‘Sinistra Riformista’ chiede un cambio di passo e una revisione dell’Italicum,   minacciando di non votare la fiducia se non convinta,  in particolare per quanto riguarda le questioni sociali. La replica dei vertici Dem non si fa attendere: ‘Non votare la fiducia sarebbe negare il partito.  Una cosa è invitare alla ricerca della massima sintesi possibile su alcuni provvedimenti, fatto del resto che è un’abitudine in un partito come il Pd. Altra è evocare l’ipotesi di non votare la fiducia al governo. Sarebbe un fatto grave e la negazione del significato stesso di essere un partito’, dichiara il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini, dopo le parole del deputato della minoranza Roberto Speranza sulla possibilità di non votare la fiducia al governo su alcuni provvedimenti.  ‘Non chiediamo poltrone o posti in segreteria ma una svolta.   La svolta che chiediamo  è una svolta nell’azione di governo. Non sto parlando di ministeri e poltrone,  né tantomeno di posti in segreteria, quelli li avevamo, anche importanti e vi abbiamo rinunciato per difendere le nostre idee. Sto parlando delle linea politica di fondo se vogliamo evitare che l’Italia superi le gravissime fratture sociali che la caratterizzano. Non siamo più disponibili e si deve invertire la rotta e sulle questioni sociali non c’è voto di fiducia che tenga. In questi mesi abbiamo spesso votato cose che non ci convincevano, ad esempio per togliere la tassa sulla casa in maniera indistinta, anche ai miliardari. Non siamo più disponibili a sostenere provvedimenti che aggravano le fratture sociali, perché così consegneremo il Paese alle destre e ai Cinque stelle. Queste elezioni  hanno rappresentato il funerale del partito della nazione, che è stato tentato follemente in comuni importanti. Che angoscia e che rabbia vederci alleati a Napoli con chi tutti i giorni insultava Saviano. Abbiamo visto i risultati e visto che solo il centrosinistra largo, aperto e che non si chiude riesce a vincere. Basta con alleanze improprie e con tentativi di sfondamento a destra.  Il Pd torni con coraggio a fare il cardine di un nuovo centrosinistra aperto al civismo’, aveva tuonato Roberto Speranza.   Intanto fa discutere la presa di posizione del ministro della Pubblica Amministrazione Marianna Madia che, dopo l’esito del voto a Roma, chiede che Matteo Orfini lasci il ruolo di commissario della capitale:  ‘Il voto ci dice una cosa chiara, che  nella mia città, che non è l’ultimo borgo d’Italia, siamo stati rottamati dai cittadini. Il Pd non ha saputo ascoltarli e  ci hanno punito. In questo momento tutti gli schemi di gioco sono saltati e  bisogna avere l’umiltà di riconoscerlo. Orfini dovrebbe dimettersi perché non ci possiamo più permettere ostacoli al cambiamento. In città c’è una classe dirigente giovane che vuole  agire  senza aspettare che qualche capo corrente la candidi. Prodi ha fatto un’analisi lucida, che condivido appieno, su quello che è il problema centrale del mondo contemporaneo: l’ingiustizia crescente che finisce per influenzare il voto dei cittadini. Basta guardare quel che è successo a Roma, dove il Pd è stato vissuto come ininfluente rispetto alla vita delle persone. Troppo ripiegato su se stesso, non ha capito il disagio delle periferie, della gente meno tutelata e più in difficoltà, che alla fine ci ha percepito come inutili, incapaci di dare risposte ai loro bisogni. E ha scelto chi invece gli offriva questa speranza’.  Per Madia sul voto di Roma la vicenda locale ha pesato ma è stato proprio il nostro premier a porre il tema della lotta alle diseguaglianze, ingaggiando con la Ue una battaglia contro l’austerità e l’illusione che si possa scindere l’azione dei governi nazionali dalla qualità della vita delle persone: ‘Credo che abbiamo fatto tante cose buone, non sempre comunicate bene. Ora con umiltà dobbiamo capire che ci sono dei bisogni a cui non siamo arrivati, e a cui dobbiamo provare a rispondere’.

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