La luna e le spine

 

I Marta sui Tubi sono una band folk  fondata un decennio fa a Bologna da Giovanni Gulino e Carmelo Pipitone  ed  impostata originariamente su due voci ed una chitarra acustica,  divenendo fin da subito un vero e proprio fenomeno underground. Successivamente  entra a far parte del gruppo il batterista Ivan Paolini ed il gruppo   fonda una sua  etichetta discografica, la Tamburi Usati, il cui nome è un anagramma del nome della band. Nel gennaio 2012 durante due concerti bolognesi al Teatro del Navile, i Marta sui Tubi vengono raggiunti sul palco da Lucio Dalla per interpretare i classici “Disperato erotico stomp” e “L’anno che verrà”. Da quell’incontro nasce la nuova versione di Cromatica, che diviene il quarto ed ultimo singolo tratto da Carne con gli occhi  il brano arrangiato ed  inciso in studio con la partecipazione di Dalla alla voce e al clarinetto. Viene poi annunciata la loro partecipazione al Festival di Sanremo 2013 condotto da Fabio Fazio e Luciana Littizzetto, dove interpretano due brani: Dispari e Vorrei. Riguardo “Dispari”, Giovanni Gulino ha dichiarato: “Parla anche di social network, ovviamente. Oggi molti hanno problemi a relazionarsi con gli altri face to face, mentre sono molto sciolti on-line, per loro è molto più semplice conseguire un successo “social” piuttosto che un successo “sociale”. La solitudine di oggi è diversa da quella di vent’anni fa, perché vent’anni fa essere solo significava che qualcuno aveva scelto per te, relegandoti a una situazione di solitudine. Oggi invece sei tu che scegli di essere solo, perché chiunque ha la possibilità di relazionarsi con milioni di persone. Tutto questo, però ti fa sentire dispari, perché non sei più collocato in niente, conosci tante cose, ma non sei collocabile o abbinabile a qualcosa. Poi in questo modo abbiamo anche distrutto la noia, con la possibilità di prendere in mano un telefono e leggere e comunicare in ogni modo”.  I Marta sui tubi presenteranno al Trianon di Napoli il 12 Aprile  il loro nuovo album intitolato  “Cinque. La luna e le spine.  Giovanni Gulino, introduce le atmosfere del disco: “Il 5 è il numero più ricorrente nella storia più recente del gruppo: questo è il nostro quinto album ed è da cinque anni che la formazione si è stabilizzata a cinque elementi. Ma 5 è anche il numero del comandamento più importante, quello senza il quale gli altri nove avrebbero poco senso e che sintetizza l’intero decalogo: “non uccidere”. Nessuno infatti ha il diritto di vendicarsi sul prossimo che l’ha offeso e questo, al di là dei tentativi di talune religioni di rivendicare l’esclusività del rispetto di tale valore, è al contrario universale” e continua dicendo: “Nel medioevo una leggenda voleva Caino esiliato da Dio sulla luna a espiare la sua colpa, torturato da una fascina di spine sulla schiena con la quale Dio l’aveva punito  e si diceva che le macchie nere della luna fossero le spine di Caino”. Il tema del senso di colpa e del relativo desiderio di superarlo ricorre spesso nei testi del gruppo trattato dell’album, sopratutto in pezzi come Grandine, Il collezionista di vizi, Vorrei, che è il brano presentato al festival di Sanremo, Vagabond home e Tre. L’argomento viene trattato a volte in chiave ironica o inquadrato in impietosi flussi di coscienza con atmosfere abbastanza notturne e sognanti su uno sfondo ruvido e cupo. La luna e le spine si apre a esperienze inedite per il gruppo, come l’elettronica e la psichedelia, la musica classica, l’espressione in un’altra lingua con Vagabond home che  è il primo e unico brano scritto da loro in inglese, la provocazione e il blues.

Rosaria Palladino

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