La linea dura di Berlusconi verso Renzi e le riforme

Silvio Berlusconi rimette mano ai dossier politici dopo qualche settimana di vacanza. Attorno a sé, l’ex premier ha voluto i capigruppo Paolo Romani e Renato Brunetta, il consigliere politico Giovanni Toti, più Mariarosaria Rossi e Deborah Bergamini. Sul tavolo ci sono soprattutto due questioni. La prima, il dialogo con l’esecutivo sulle riforme. La seconda, il rapporto con Matteo Salvini. ‘Parliamoci chiaro. Tra il caos immigrazione e la campagna acquisti di gente improbabile in Senato, Renzi sta per entrare in difficoltà sul serio. E a noi, tenuto conto che si avvicina la grandissima tornata di elezioni amministrative, e che l’opinione pubblica sta voltando le spalle al governo, non conviene per nulla dargli una mano’.   Sul soccorso azzurro a Renzi, Berlusconi è chiaro: ‘Diamo una mano a Renzi solo se lui ci offre qualcosa di succulento. Quel qualcosa è la riapertura del tavolo sulla legge elettorale. Se ci garantisce il ritorno al premio alla coalizione, allora noi ci dimostriamo disponibili sulle riforme. Altrimenti si vota contro. FI sta all’opposizione quanto sta la Lega, non un centimetro di meno’. O Renzi fa un passo concedendo qualcosa a Forza Italia oppure per l’approvazione delle riforme al Senato dovrà cavarsela con la gente che raccatta a Palazzo Madama. Le richieste   forziste sono il ritorno al Senato elettivo e la riapertura del dibattito sul titolo V. Ma solo un Italicum rivisto nel senso del premio alla coalizione può sbloccare il tutto, visto che è una richiesta su cui si accoderebbe anche la Lega. 
Noi siamo già pronti a sederci al tavolo della coalizione e a scegliere con tutti i candidati per Milano e Torino. Ma quando si entra nel vivo delle grandi campagne che sono nell’agenda della Lega Nord, è proprio l’ex premier a intervenire: ‘Con Salvini dialogo su tutto. Tranne che su una cosa. Al blocco dell’Italia di tre giorni proposto dal buon Matteo Forza Italia non aderirà mai e poi mai’. Tutti quelli che si sono detti o si diranno a favore della serrata salviniana di inizio novembre sono o saranno fuori linea rispetto alla posizione ufficiale degli azzurri. Per Berlusconi la Lega resta un alleato strategico fatto salvo che il dna liberale di Forza Italia non venga tradito.  Silvio Berlusconi è convinto, quindi, che alla fine conviene aspettare Matteo Renzi al varco. Al Senato, l’8 settembre, sarà il giorno della verità per il premier, alle prese con la sua minoranza interna. Ma difficilmente il governo non troverà i numeri per approvare la riforma costituzionale. Anche perchè un voto anticipato fa paura e ha già contagiato anche gli azzurri. In questo momento, quindi, il Cav preferisce stare alla finestra e mandare avanti i colonnelli azzurri a ribadire i paletti di Fi per aprire un eventuale confronto con il Pd: ‘Senato elettivo, premio alla coalizione e revisione del Titolo V’. Berlusconi vuole tenersi aperte tutte le strade, ma ribadisce che non ci sarà nessun Nazareno bis, perché quel patto è morto e sepolto. Fi attende segnali dai renziani e, intanto, fa sapere che non ci sono tentennamenti al suo interno, la linea del partito è chiara e non accetta ‘accordicchi’. Il Cav è convinto che alla fine Renzi ce la farà a palazzo Madama. Determinanti saranno i verdiniani e altri senatori sparsi, compresi alcuni ex grillini. ‘Nelle prossime ore proporremo alla Lega, a Fdi e a tutte le forze che si considerano alternative alla sinistra, di sedersi a un tavolo per discutere insieme di programmi, candidature e strategie politiche, in vista delle elezioni del 2016′, annuncia Giovanni Toti, che spiega: ‘L’obiettivo è evitare fughe in avanti o corse in solitaria, perchè abbiamo bisogno di un centrodestra compatto’.

Roberto Cristiano

 

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