La legge sulla fecondazione artificiale ed i limiti del parlamento italiano

E’ di questi giorni la rimessione alla Corte Costituzionale della questione concernente il divieto dei trattamenti previsti dalla legge sulla fecondazione artificiale in favore delle coppie fertili. Secondo la legge italiana una coppia fertile che però potrebbe causare al figlio problemi gravi di salute (nel caso di specie una particolare distrofia muscolare asintomatica) non può ottenere la fecondazione in vitro. Il presupposto della legge 40 del 2004 è che la coppia sia sterile e che non abbia potuto rimuovere la sterilità con altri metodi. La speranza che la Corte Costituzionale intervenga nuovamente sul testo della legge è concreta. Così come ha fatto in precedenza rimuovendo il divieto della   diagnosi preimpianto per le coppie sterili. Si tratta della possibilità che l’embrione sia analizzato con la diagnosi preimpianto prima di trasferirlo nell’utero della mamma in attesa . Il divieto di tale diagnosi preventiva oggi comunque sussiste per le coppie fertili. Ad aprile intanto è previsto un altro intervento della Corte Costituzionale, la quale dovrà stabilire se sia legittimo il divieto delle tecniche eterologhe, cioè l’impossibilita’ che nella fecondazione artificiale venga  utilizzato lo spermatozoo di una persona estranea alla coppia. Il rispetto di alcuni valori bioetici non deve condurre alla negazione totale del ricorso alla fecondazione artificiale per tutte quelle coppie che in tutti questi anni sono state costrette a recarsi all’estero, così alimentando un grosso e vergognoso business che ha visto arricchire numerose cliniche estere ad opera dei nostri connazionali .

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