La Lega ha un piano triennale per la flat tax

La Lega non ci rinuncia. La flat tax resta una priorità del suo programma ed è decisa ad attuarla. Il partito di Matteo Salvini ha pronto un «piano triennale» per che parte nel 2020 con un taglio delle tasse per i «redditi tra i 35 mila e i 50 mila euro» che ora pagano «una aliquota media del 24%»,  ha spiegato il sottosegretario al Mef, Massimo Bitonci, sottolineando che la riduzione cui lavora la Lega avrebbe un impatto anche nella fascia 15-35 mila euro, dove si paga in media tra il «16 e il 17%», mentre tra 0 e 15 mila euro l’aliquota media è «il 5,41%». Nella fase iniziale il 15% si applicherebbe ai redditi individuali, studiando però «una soluzione compatibile con il quoziente familiare».

«Pensiamo a un piano con l’introduzione di un primo quoziente familiare, che vada a regime nel triennio», ha proseguito Bitonci. E «stiamo studiando modelli che tengano conto dei componenti del nucleo familiare». Si tratterà, insomma, di un «ulteriore passo» dopo la flat tax per gli autonomi che, ricorda il sottosegretario leghista, «dal prossimo primo gennaio si applicherà fino a 100 mila euro», con aliquota in questo caso al 20%, come già previsto con la scorsa manovra.
Bitonci non si è sbilanciato sul costo dell’operazione, ma ha sottolineato che «vanno trovate soluzioni per le coperture» perché «è chiaro che vanno messe risorse» aggiuntive, anche in caso di riordino di alcune agevolazioni esistenti, che non dovrebbero comunque toccare le voci più delicate, come le detrazioni da lavoro dipendente o quelle per le spese sanitarie. L’obiettivo, insomma, è quello di muoversi «a favore del contribuente» che quindi deve avere sia «una semplificazione» sia una riduzione del carico fiscale.
Vero è quello che dichiara Andrea Viscardi nel suo editoriale: ‘Certamente Salvini sa bene che la sua flat tax la dovrà realizzare tagliando le spese e non in deficit. Quando dice il contrario, sa di mentire a se stesso e agli italiani. E mente insieme a Di Maio quando inneggia al calo dello Spreed, logica conseguenza di una politica economica espansiva da parte della BCE, annunciata da Mario Draghi, prima di lasciare il suo incarico di Presidente e che sarà continuata anche dal suo successore Christine Lagarde. Ma questa congiuntura favorevole non deve aprire di nuovo la porta a propagande demagogiche, che non porteranno da nessuna parte se non al disastro economico, politico e sociale. Qualcuno potrà chiedersi , legittimamente, “Non ci resta che piangere?” Non sarà così se i tagli saranno operati con equilibrio e saggezza politica e con sguardo rivolto al bene del Paese, rifuggendo dalla propaganda e dalle false promesse come è stato fino ad oggi, il tutto per conquistarsi per un attimo il consenso degli elettori. Non illudiamo la gente dandogli un posticino di lavoro, apparentemente stabile e poi gli tagliamo e/o riduciamo i servizi essenziali: sanità, scuola, trasporti e assistenza ai meno fortunati. Questo sarebbe l’anticamera per una debacle completa per il nostro Bel Paese e per gli italiani. Il costo delle chiacchiere profuse in piena libertà, comportano un costo impossibile a pagarsi’.

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