In Il Quarto Geografo, Domenico Matteucci, vincitore del Premio CENDIC per il Teatro 2023, ci trasporta indietro nel tempo, nel 1484, otto anni prima della scoperta dell’America, per raccontare una delle più grandi e coraggiose imprese della storia: quella di raggiungere le Indie navigando verso occidente.
L’opera, diretta da Felice Della Corte e in scena al Teatro Marconi di Roma fino al 12 ottobre, ribalta la prospettiva storica scegliendo un punto di vista inedito: non quello di Cristoforo Colombo, ma quello dell’anziano geografo Bernardo de Almaviva. Cosmografo e presidente della commissione istituita dal re del Portogallo, Bernardo è il protagonista del dramma: è lui a respingere il progetto del navigatore genovese, giudicandolo – a ragione – errato nei calcoli e irrealizzabile.
Per quella bocciatura sarà la corona di Spagna a finanziare l’impresa che porterà alla scoperta dell’America e alla gloria eterna di Colombo. Bernardo, uomo di scienza e rigore, rimane testimone silenzioso di una svolta epocale, nell’ombra della storia, vittima di un destino che premia il sogno e dimentica la verità.
A dare corpo a questo complesso intreccio di ragione e illusione è un cast corale composto da Roberto D’Alessandro, Felice Della Corte, Dario Panichi, Francesca Faccini, Riccardo Musto, Andrea Meloni ed Emilio Francesco Russo. I costumi curati da Lucia Mirabile contribuiscono a restituire la suggestione di un’epoca lontana, mentre il disegno luci e fonica di Flavio Perillo accompagna con precisione la tensione drammatica e la grafica di Mdesign Studio completa l’estetica visiva dello spettacolo con sobria eleganza.
L’idea alla base del testo è tanto interessante quanto originale. Invece di celebrare il mito dell’esploratore, Matteucci ci invita a riflettere sulla figura del vecchio geografo, un uomo di scienza che, con rigore e lucidità, dimostra l’impossibilità di raggiungere le Indie navigando verso occidente. Bernardo ha ragione, eppure è Colombo a ottenere la gloria, premiato dal caso e da un sogno più grande della realtà stessa.
La figura di Bernardo emerge con forza e malinconia: è il simbolo della verità ignorata, del sapere sacrificato sull’altare dell’audacia e dell’intuizione. Colombo, al contrario, appare come un predatore inconsapevole, arrogante ma coraggioso e determinato, capace di credere anche quando la ragione gli è ostile. Il destino, sembra dirci l’autore, premia il sogno e condanna la verità.
Pur presentando qualche fragilità nella recitazione e nella resa scenica, e un tono talvolta didascalico, Il Quarto Geografo riesce a trasmettere emozione, a coinvolgere e far riflettere lo spettatore. La domanda che attraversa l’intero dramma – è più importante seguire la logica della realtà o dare spazio al desiderio? – resta impressa anche dopo il calare del sipario.
Si tratta dunque di un’opera interessante, che stimola una riflessione profonda sul concetto di verità: non una verità assoluta, né quella del geografo né quella del navigatore, ma una verità più ampia, sfuggente, forse inafferrabile – una verità grande quanto il mondo.
Barbara Lalle
ProgettoItaliaNews Piccoli dettagli, grandi notizie.


