La follia lucida di un uomo qualunque: “Il diario di un pazzo” con Francesco Meoni all’OFF/OFF Theatre

C’è qualcosa di profondamente disturbante, ma anche magnetico, nel vedere un uomo perdere il contatto con la realtà e farlo davanti ai nostri occhi, senza filtri, in un monologo che scava nelle pieghe della psiche umana con crudele poesia. È quello che accade ne “Il diario di un pazzo”, tratto dall’omonimo racconto di Nicolaj Gogol, in scena all’OFF/OFF Theatre di Roma fino al 9 maggio, per la regia e l’interpretazione solitaria e monumentale di Francesco Meoni.

Lo spettacolo, prodotto dall’Associazione Culturale Zerkalo, è un ritorno potente e necessario a un teatro che non consola ma interroga, che scuote e non rassicura. Meoni è solo in scena, ma riempie lo spazio con una presenza che si dilata come un’eco. Il suo Popriscin, piccolo impiegato ministeriale frustrato, entra lentamente – ma inesorabilmente – in un mondo altro, popolato da visioni, amori irrealizzati e cani parlanti. La sua è una discesa nella follia che non ha bisogno di effetti speciali: basta la parola, il corpo, una luce che cambia, un telo che si solleva. Fino a quel momento di nudità – fisica ed emotiva – che segna il crollo definitivo, tra urla, rabbia e abbandono.

Chi ha assistito allo spettacolo non ha dubbi: una straordinaria prova d’attore, che restituisce con inquietante lucidità il dramma di un uomo mite, incapace di trovare un posto nel mondo, e che sceglie come rifugio un altrove popolato di deliri. Un Popriscin che, come il protagonista de Il cappotto, è una figura tragicamente universale: ridicola, tenera, feroce, e dannatamente umana. Il pubblico, coinvolto e partecipe, ha reagito con entusiasmo.

E se il testo di Gogol resta il nucleo originario, la riscrittura scenica e interpretativa di Meoni – affiancato dalla direzione tecnica e sound design di Umberto Fiore, dalle scene di Marta Montevecchi, dalle luci di Giuseppe Filipponio e dalle musiche firmate insieme a Fiore – imprime allo spettacolo un’identità nuova, personale e intensa. Un lavoro che nasce da lontano: dal ricordo di una performance vista da giovane nel piccolo Teatro de L’Orologio, fino a oggi, in un cerchio che si chiude simbolicamente con questa prima nazionale all’OFF/OFF Theatre.

Come racconta lo stesso Meoni, questo spettacolo è anche un atto di gratitudine verso chi, come Mario Moretti e Flavio Bucci, lo ha ispirato, e verso chi ha soffiato sulla brace della sua passione teatrale: Sonia Bergamasco, Edoardo Erba, Fabrizio Gifuni. Ma soprattutto è una riflessione profondamente attuale sulla follia come specchio della società: “Siamo certi di essere così lontani da quei luoghi di sofferenza, da quelle esistenze emarginate? Non potrebbe, quella follia, toccare anche noi?”

Una domanda che resta sospesa anche dopo il calar del sipario. Perché “Il diario di un pazzo” non si limita a raccontare la follia: la lascia accadere, la rende viva e pulsante. E ci obbliga a guardarla negli occhi.

Foto di Azzurra Primavera

Angela Giassi

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