La coscienza di Zeno

In occasione delle rappresentazioni dello spettacolo La coscienza di Zeno, domani 21 marzo,   allo spazio LIBRI&CAFFÈ del Mercadante di Napoli,  incontro con il regista Maurizio Scaparro e l’attore Giuseppe Pambieri sul romanzo di Svevo e l’attualità dei suoi temi oggi. Condurrà la conversazione  Adriana Russo. L’attività di Scaparro, regista teatrale italiano  inizia come critico teatrale presso lo storico ed antichissimo giornale l’Avanti! La coscienza di Zeno, nell’adattamento di Tullio Kezich del 1964, rientra nella trilogia di spettacoli del regista Maurizio Scaparro dedicati alla letteratura italiana del ‘900 insieme a Il sogno dei Mille di Cavosi e Eleonora, ultima notte a Pittsburgh di Ghigo De Chiara. Il nostro Novecento, dichiara Scaparro,  è assai più ricco di quel che appare e merita perciò tutta l’attenzione e la passione di chi si occupa di cultura e di arte. Una vicenda, quella di Zeno Cosini, che a un secolo circa di distanza si presenta di sorprendente attualità: sul piano individuale, della crisi dell’uomo moderno e il suo destino all’alba del nuovo secolo e segnata dall’ingresso della psicoanalisi; sul piano sociale, del rivolgimento dei valori e delle relazioni umane imposto dal Dio denaro. In questo,  continua Maurizio Scaparro,  consistono la grandezza e l’attualità dello scrittore triestino, che seppe guardare avanti con incredibile capacità profetica: la dimensione economica che cambiò la vita del suo Zeno Cosini è esattamente quella che sta cambiando adesso le nostre vite.  Nella prefazione del libro il sedicente psicoanalista Dottor S. dichiara di voler pubblicare “per vendetta” alcune memorie, redatte in forma autobiografica di un suo paziente, Zeno Cosini, che si è sottratto alla cura. Gli appunti dell’ex-paziente costituiscono il contenuto del libro. Il romanzo non è altro che l’analisi della psicologia di Zeno, un individuo che si sente “malato” o “inetto” ed è continuamente in cerca di una guarigione dal suo malessere attraverso molteplici tentativi a volte assurdi o che portano a effetti controproducenti. La narrazione, svolta in prima persona, si articola focalizzandosi su alcuni snodi fondamentali della biografia del protagonista fra cui la morte del padre, il vizio del fumo, la rivalità con il cognato, il rapporto con la moglie e con l’amante. Non segue, dunque, un ordine cronologico ma piuttosto un ordine dettato dai rapporti logici e analogici tra gli episodi ricordati. Zeno Cosini, prova un costante senso di inadeguatezza e di “inettitudine”, che interpreta come sintomi di una malattia. In realtà è  una polemica contro la psicoanalisi, una forma di terapia che proprio in quegli anni iniziava velocemente ad affermarsi, soprattutto nell’Impero Austro-Ungarico, di cui Trieste faceva parte. L’iniziale S sarebbe interpretabile come la prima lettera del nome del padre della psicoanalisi, Sigmund Freud, anch’egli un austriaco viennese, ma potrebbe anche riferirsi all’autore stesso. Zeno rievoca il rapporto conflittuale con suo padre, dando particolare attenzione ai suoi ultimi giorni di vita. Si tratta di una relazione ostacolata dall’incomprensione e dai silenzi. Il padre non ha alcuna stima del figlio, tanto che, per sfiducia, affida l’azienda commerciale di famiglia a un amministratore esterno, l’Olivi. A sua volta il figlio, che si ritiene superiore per intelletto e cultura, non stima il padre e sfugge ai suoi tentativi di parlare di argomenti profondi. Saranno questi i temi al centro dell’incontro con il regista e l’attore protagonista dello spettacolo condotto da Adriana Russo.

 

 

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