La consapevolezza dei vertici M5s: se cade il governo il Movimento è finito

Nonostante gli sforzi di Beppe Grillo, di Casaleggio e di Luigi Di Maio, il Movimento 5 Stelle non riesce a superare la sua crisi di identità e resta aggrappato al governo. Al momento il rischio principale è quello legato alla fuga dei senatori, un pericolo da scongiurare ad ogni costo. Ai piani alti del Movimento in effetti starebbe maturando la consapevolezza che la fine del governo Conte Bis coinciderebbe con il fallimento – forse definitivo – dei pentastellati.

 Se il governo dovesse cadere, l’unica via realisticamente percorribile sarebbe quella del voto. Difficilmente infatti Mattarella potrebbe lasciare spazio a una nuova mossa di palazzo. Con la manovra blindata, non ci sarebbero ostacoli alle elezioni anticipate. E a quel punto per il Movimento arriverebbe il momento della resa dei conti.

I sondaggi continuano a penalizzare i pentastellati, che si avviano a una sconfitta anche alle prossime elezioni regionali. Nel nuovo parlamento che si andrebbe a comporre in seguito a un nuovo voto, il Movimento 5 stelle avrebbe una rappresentanza limitata.  Il posto in Aula sarebbe occupato probabilmente dalla Lega, da Fratelli d’Italia e dal Pd. Il posto nelle piazze invece ad oggi appartiene di diritto al movimento delle Sardine. I 5 Stelle si ritroverebbero senza un elettorato di riferimento.

 Lo scenario è catastrofico per una forza politica nata e cresciuta con alte percentuali di consenso. Ad oggi il Movimento è fuori dai giochi. Dovrebbe ripartire dalle origini, probabilmente dovrebbe cambiare leader politico, con ogni probabilità dovrebbe ripartire dall’opposizione. E con poca voce in capitolo. Schiacciato da un Centrodestra forte e da un Partito democratico in lenta ascesa.

Su queste basi Giuseppe Conte e Beppe Grillo, in tandem, sono in campo per rilanciare la maggioranza. Il primo, ospite di “diMartedì” non risparmia stoccate alla Lega e lancia il bonus da 2mila euro per i pagamenti digitali, rimettendo al centro, così una strada nella lotta all’evasione che nei mesi scorsi ha visto Luigi Di Maio perlomeno scettico. L’ex comico, dopo aver visto i senatori, a tarda sera incontra i deputati del Movimento. E, a entrambe le assemblea, la strategia del fondatore dei Cinque Stelle è unica: convincere i parlamentari a sostenere con fermezza il governo con il Pd e, allo stesso, tempo, andare in soccorso del capo politico nella difficile opera di ricompattamento dei pentastellati.

 Con Grillo c’è anche Davide Casaleggio, inedito partecipante alle assemblee dei parlamentari dopo mesi in cui anche il figlio del guru del M5S è finito nel mirino per il suo ruolo spesso considerato troppo influente. Ma Grillo, se da un lato ribadisce la strada forse meno gradita a Di Maio, quella dell’asse con il Pd, dall’altro blinda la leadership del ministro degli Esteri. “Di Maio va sostenuto. Nessuno fa le cose di Di Maio, nessuno è in grado di stare in Libia e di venire qui a vedere se dico cazzate”, sottolinea, con un velo di ironia, l’ex comico, prima di blindare anche Casaleggio e la piattaforma Rousseau. “Rousseau è una grande idea, e Davide è una persona onesta”, assicura Grillo a degli eletti sempre più restii a concedere le restituzioni senza farsi troppe domande. Il tackle di Grillo arriva proprio mentre Conte persegue la sua offensiva anti-leghista.

 

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