La commissione Ue boccia la modifica dell’Iva

La commissione Ue, ha comunicato al consiglio europeo, che si oppone alla richiesta dell’Italia di derogare per estendere la “reverse charge” dell’IVA alla grande distribuzione,  in quanto non in linea con l’articolo 395 della direttiva sull’imposta del valore aggiunto. Lo “split payment”, invece è ancora sotto esame. La reverse charge, introdotta dal Governo Renzi con la legge di stabilità 2015, vale circa 700 milioni nel bilancio. Questa misura viene anche detta “ inversione contabile” ed ha come obiettivo quello di ridurre l’evasione fiscale dell’imposta. L’imposta sul valore aggiunto, con il nuovo meccanismo introdotto dal Governo Renzi, verrebbe pagata all’Erario direttamente dagli acquirenti del prodotto e non dai venditori. Secondo la valutazione della commissione, non c’è prova sufficiente che la misura richiesta  contribuisca a combattere le frodi, sostenendo che tale misura implicherebbe elevati rischi di spostamento delle frodi dal settore del commercio al dettaglio,  e ad altri Stati membri. Inoltre, la commissione ha seri dubbi che la misura avrebbe l’impatto positivo che le autorità italiane si aspettano,  perché è adatta alla prevenzione delle “frodi carosello” ma non di tutte le altre che portano all’evasione dell’Iva. La scelta dell’Ue non ha preso di sorpresa, il Governo italiano il quale si era già cautelato, per fronteggiare l’eventuale, ed   ora effettiva,  bocciatura europea del “ reverse charge” con la clausola di salvaguardia, la quale prevede l’aumento delle accise della benzina e del gasolio usato come carburante con provvedimento del direttore dell’agenzia delle dogane e dei monopoli da adottare entro il 30 giugno 2015. Infine, dopo che la commissione UE ha negato la richiesta di deroga per estendere la “ reverse charge”  alla grande distribuzione, il premier Matteo Renzi,  anche se in disaccordo con la posizione UE, cerca di rassicurare gli italiani affermando che la clausola di salvaguardia non scatterà in nessun caso.

 Fabio D’Amora

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