epa06214886 A view of a banner reading 'Yes' in reference to the Catalan independence referendum during the Spanish Primera Division League's soccer match between FC Barcelona and Eibar at the Camp Nou stadium in Barcelona, Spain, 19 September 2017 (issued 20 September). A Catalonia independence referendum is to be held on 01 October in spite of it was suspended by the Spanish Constitutional Court for being considered a violation of the Spanish Constitution. EPA/Alejandro Garcia

La Catalogna va avanti, attivato il sito web per i seggi elettorali

Il governo catalano ha attivato il sito web dove i potenziali elettori del referendum sull’ indipendenza del primo ottobre, giudicato illegale da Madrid, (fornendo il numero della carta d’identità, la data di nascita e il Cap) potranno vedere dove le autorità di Barcellona intendono allestire i seggi elettorali. Lo ha annunciato su twitter il presidente della Catalogna Carles Puigdemont. L’accesso al sito risultava particolarmente difficile (www.onvotar.garantiespelreferendum.com).

Anche lo sport scende in campo nella sfida indipendentista catalana. Oltre agli endorsment di Pep Guardiola, tanti gli sportivi che si sono esposti rivelando il loro appoggio per la Catalogna indipendente. In questa settimana la piattaforma ‘L’esport pel sì’ ha pubblicato un video di sostegno alla creazione di una repubblica catalana che favorisca gli sportivi catalani, l’aumento dei redditi per lo sport della regione, la partecipazione di atleti e selezioni nei campionati europei, nei campionati mondiali e nei Giochi Olimpici. La doppia medaglia d’argento olimpica, Natalia Vía-Dufresne, è il volto più riconoscibile in una campagna oltre a tecnici come Anna Tarrés (sincronizzato) o Salva Maldonado (basket) o ex giocatori come Sergi Ten (beach volley) o Marta Vilajosana (ciclismo).

È uno scandalo, una ferita alla democrazia inaccettabile. Di cosa ci accusano? Reato di tentata democrazia? Possono anche arrestarci tutti, noi voteremo per l’indipendenza’,  a dirlo è Raul Romeva, ‘ministro’ catalano degli Esteri. ‘Il governo della Catalogna è stato oggetto di un’aggressione coordinata delle forze di polizia del ministero dell’interno del governo spagnolo con l’obiettivo di impedire ai catalani di esprimersi il primo ottobre, e con il proposito di sospendere l’attività del governo eletto democraticamente lo scorso 27 settembre del 2015’, accusa Romeva.

Il governo spagnolo ha oltrepassato la linea rossa mettendo in discussione diritti e valori democratici. La Catalogna oggi non riconosce lo Stato di diritto spagnolo. Quello vigente è uno Stato di emergenza, con gli arresti e l’applicazione di fatto dell’articolo 155 della costituzione, che sospende l’autonomia, ma senza osservare le procedure stabilite dalla legge, afferma Romeva.

Stiamo assistendo a una violazione flagrante delle leggi e dei diritti fondamentali, di riunione, di libertà di espressione, di parola, raccolti nella costituzione. In gioco non c’ è l’indipendenza della Catalogna, ma la democrazia in Spagna e in Europa. Il problema qui, oggi, in questo angolo della democratica Europa, si chiama ancora franchismo, sostiene Romeva.

La Spagna è sì una democrazia dal punto di vista formale, ma nei gangli profondi della società, dentro il Partido Popular che è al governo, ci sono i figli, i nipoti, i clienti della classe dirigente che comandava all’epoca della dittatura di Francisco Franco. I loro riflessi condizionati sono rimasti uguali.

Sette dei 14 dirigenti dell’ amministrazione catalana arrestati ieri nel blitz della Guardia Civil spagnola contro l’organizzazione del referendum sono stati rimessi in libertà dal tribunale di Barcellona. Fra i sette ancora detenuti ci sono il braccio destro del vicepresidente Oriol Junqueras, Josep Maria Jové, e il responsabile dell’Agenzia Tributaria Catalana, Lluis Salvadò, vicesegretario del partito della sinistra repubblicana Erc.

-Il vice di Oriol Junqeras, il vicepresidente indipendentista della Catalogna rischia tra i 10 e i 15 anni di carcere in quanto la Guardia Civil, che lo ha arrestato insieme ad altre 13 persone, accusa il segretario generale dell’economia Josep Maria Jové di ‘sedizione’. Secondo fonti della difesa citate dalla Vanguardia online anche lo stesso Junqueras rischierebbe una pena di carcere per disobbedienza, prevaricazione e malversazioni di fondi per aver gestito elementi fondamentali in vista del referendum sull’indipendenza del primo ottobre, che Madrid considera illegale. Intanto la Corte costituzionale si è detta pronta a comminare supermulte, tra i 6 e i 12mila euro al giorno, ai 22 esponenti del comitato elettorale se non sospenderanno i preparativi in vista del referendum.

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